Pagamenti elettronici ed evasione fiscale nella legge di bilancio 2025

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I pagamenti elettronici possono essere un potente alleato nella lotta all’evasione fiscale. Per questo motivo, la legge di bilancio 2025 ha introdotto alcune norme che sfruttano la tracciabilità di questi strumenti con il fine di recuperare gettito che altrimenti sfuggirebbe alle casse dello Stato.

Legge di bilancio 2025 e pagamenti elettronici: cosa cambia

Con la nuova legge di bilancio è stata introdotta una norma per aumentare ulteriormente la tracciabilità dei pagamenti elettronici. Ad oggi, infatti, un esercente malintenzionato potrebbe decidere di accettare un pagamento elettronico senza emettere il relativo scontrino, così come potrebbe avvenire con i contanti. Rispetto alla cartamoneta, tuttavia, i pagamenti elettronici lasciano una traccia nei movimenti bancari. Questa “traccia” è un deterrente all’evasione, poiché renderebbe molto più semplice alle autorità competenti rintracciare le transazioni incassate e confrontarle con i dati di fatturato dichiarati all’Agenzia delle Entrate. Di conseguenza, questi comportamenti illeciti avvengono per la maggior parte con i pagamenti in contanti. Secondo le stime dell’Osservatorio Innovative Payments, infatti, nel 2019 circa il 13% dei pagamenti incassati in elettronico non veniva di chiarato contro il 35,3% di quelli incassati in contante.

La norma prevista dal Governo ha l’obiettivo di rendere tecnicamente impossibile la pratica sopra descritta, quantomeno per i pagamenti digitali, portando quindi il tasso di compliance dei pagamenti elettronici a un valore prossimo al 100%. Infatti, la norma si propone di favorire una piena integrazione e interazione tra lo strumento usato per accettare i pagamenti elettronici – generalmente il POS – e lo strumento usato per la registrazione e la trasmissione telematica dei corrispettivi. In altre parole, per un esercente sarà impossibile accettare i pagamenti elettronici senza emettere il relativo scontrino. In questo modo, la quota di evasione fiscale fatta con carta e app di pagamento si dovrebbe ridurre pressoché a zero.

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Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2026, così da dare il tempo di adeguarsi agli attori coinvolti. Inoltre, sono previste anche delle sanzioni in caso di mancato adeguamento. Si tratta di una sanzione amministrativa compresa tra 1.000€ e 4.000€, potenzialmente aggravata da una sospensione della licenza in caso di recidiva da parte dell’esercente.

Pagamenti elettronici: le previsioni di recupero sull’evasione fiscale

Questa norma è sicuramente un altro importante passo verso l’obiettivo di ridurre l’evasione fiscale, una pratica che ha molti effetti negativi, tra cui l’aumento delle disuguaglianze economiche e la riduzione delle risorse a disposizione dello Stato. Tuttavia, gli effetti della norma appaiono estremamente limitati se si guarda al fenomeno dell’evasione fiscale a livello complessivo. Secondo le stime presentate dal Governo nella relazione tecnica, si ipotizza infatti che questa possa portare a maggiori entrate tributarie per 50 milioni di euro nel 2026 e 76,25 milioni di euro nel 2027. Di questi, 50 milioni fanno riferimento a maggior gettito IVA (sia nel 2026, sia nel 2027), e 26,25 milioni fanno invece riferimento a un maggior gettito di imposte dirette previsto per il 2027.

A quanto ammonta, però, l’evasione fiscale in Italia? Secondo i dati più recenti pubblicati nel 2024 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’evasione tributaria nel 2021 ammontava a poco più di 72 miliardi di euro. Purtroppo, è necessario confrontare anni diversi (evasione nel 2021 e previsioni di recupero per il 2026 e 2027), in quanto i dati disponibili sull’evasione fiscale al momento non vanno oltre il 2021. Ciononostante, il confronto può essere utile per avere un’idea degli ordini di grandezza. Nel dettaglio, l’evasione di IVA rilevava per 17,8 miliardi di euro nel 2021, mentre quella di imposte dirette per 41,5 miliardi di euro. Anche limitando il confronto alle sole categorie di riferimento, con questa misura il Governo stima di poter recuperare poco meno dello 0,3% del gap di IVA (50 milioni su 17,8 miliardi) e 0,06% di evaso sulle imposte dirette (26,25 milioni su 41,5 miliardi). Inoltre, quest’ultima percentuale scenderebbe ulteriormente a poco meno di 0,04% a partire dal 2028, quando il Governo ipotizza di recuperare 15 milioni di maggiori entrate per imposte dirette.

Naturalmente, si stima che l’evasione nel 2026 e nel 2027 prosegua il trend di decrescita registrato negli ultimi anni. Di conseguenza, il peso percentuale del recupero sarà verosimilmente maggiore, ma non di molto, perché l’evasione fiscale sarà comunque misurabile in miliardi di euro (e non in milioni).

Inoltre, questa misura non è un incentivo a un maggiore utilizzo dei pagamenti elettronici, né tantomeno un disincentivo all’utilizzo del contante (che, come visto in apertura, ha un impatto sull’evasione fiscale nettamente maggiore).

Pagamenti elettronici e gli incentivi della legge di bilancio 2025

Per quanto riguarda gli incentivi veri e propri, con la legge di bilancio il Governo ha introdotto l’ampliamento delle categorie di spese deducibili solo se il relativo pagamento è avvenuto con strumenti tracciabili. Si tratta delle somme ricevute da lavoratori dipendenti e autonomi a titolo di rimborso per spese per vitto, alloggio, viaggio e trasporto e spese di rappresentanza. L’obiettivo del Governo è introdurre un contrasto di interessi tra chi offre i servizi citati (che ha interesse a ricevere pagamenti in contanti perché permettono di dichiarare meno ricavi e quindi pagare meno tributi) e i lavoratori che effettuano le trasferte e godono di questi servizi (che hanno interesse a effettuare pagamenti tracciabili per poter dedurre i relativi costi). Questo contrasto di interessi potrebbe spingere i lavoratori a utilizzare i pagamenti elettronici, facendo quindi emergere transazioni che diversamente rimarrebbero nascoste.

Anche in questo caso, l’introduzione di questa norma è un buon segnale, perché fatta con l’obiettivo di aumentare l’utilizzo dei pagamenti tracciabili e ridurre l’evasione fiscale, ma, ancora una volta, la sua portata sarà verosimilmente limitata, in quanto si rivolge solo ai lavoratori e, perdipiù, solo a coloro i quali effettuano trasferte lavorative.

A evidenziare la ridotta presenza di incentivi sono anche gli emendamenti presentati – e non approvati – alla legge di bilancio. È stato proposto, per esempio, di reintrodurre il Cashback, ossia un rimborso in denaro per coloro che utilizzano i pagamenti elettronici. Questa misura era già stata introdotta a partire da dicembre 2020, salvo poi interromperla a metà del 2022.

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Un secondo emendamento propostoma non approvato – affrontava uno dei temi più discussi quando si parla di accettazione dei pagamenti elettronici: il costo delle commissioni, spesso ritenuto troppo elevato dagli esercenti. L’emendamento in questione aveva l’obiettivo di definire, di concerto con i principali attori del settore dei pagamenti, delle regole per assicurare la gratuità delle transazioni effettuate con carta. Sebbene l’iniziativa avrebbe potuto avere un impatto significativo sull’incentivazione degli strumenti di pagamento, la sua attuazione sarebbe stata estremamente difficile. L’infrastruttura dei pagamenti con carta è infatti molto articolata, sono coinvolti diversi attori che forniscono un servizio agli utenti finali – consumatori ed esercenti – per cui sostengono dei costi e per cui si aspettano di essere remunerati. Non è sostenibile imporre a delle aziende di offrire i propri prodotti o servizi gratuitamente, a meno che, ovviamente, non ci siano importanti sussidi da parte dello Stato.

Sul tema delle commissioni dei pagamenti elettronici sono stati fatti diversi passi in avanti nel tempo. Ad esempio, a livello europeo è stato imposto (già nel 2015) un tetto massimo alle interchange fees, ossia quella parte di commissione pagata dall’esercente che è pensata per remunerare l’issuer della carta. A livello italiano, poi, è stato introdotto un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni pagate per l’incasso di strumenti elettronici che si applica a favore degli esercenti con un fatturato inferiore a 400.000 euro. È stato anche siglato il protocollo d’intesa per la mitigazione, la maggiore comprensibilità e comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamento elettronici, da parte di banche, istituti finanziari e associazioni di categoria presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, è stata posta l’attenzione anche sul tema dei buoni pasto elettronici, per i quali è stato approvato un valore massimo delle commissioni imponibili: il 5%. La strada è però ancora lunga ed è necessario trovare un compromesso tra esercenti che, legittimamente, vorrebbero ridurre i costi al minimo e fornitori dei servizi di pagamento che, altrettanto legittimamente, si aspettano una remunerazione per i servizi che offrono.

Pagamenti elettronici ed evasione fiscale nella legge di bilancio 2025: le conclusioni dell’Osservatorio Innovative Payments

In conclusione, seppur rappresentino dei segnali positivi e degli ulteriori passi verso una riduzione dell’evasione fiscale, le misure introdotte dal Governo appaiono estremamente limitate sia in termini di recupero di gettito sia in termini di incentivazione. Questo nonostante lo stesso Governo abbia più volte riconosciuto l’importanza dei pagamenti elettronici nella lotta all’evasione fiscale. Inoltre, l’impressione è che si stia sottovalutando il ruolo che ha il contante nel facilitare l’evasione fiscale e i benefici che potrebbero derivare da una limitazione del suo utilizzo. L’incentivo proposto, infatti, è rivolto solo a una ristretta parte della popolazione e solo ad alcuni casi limitati della cosiddetta evasione fiscale con consenso (ossia l’accordo tra commerciante e consumatore per un pagamento in contanti in cambio di uno sconto). Al contrario, se si guarda oltre al contesto delle spese legate alle trasferte lavorative, alcuni commercianti potrebbero essere addirittura spinti a utilizzare maggiormente il contante vista l’aumentata tracciabilità dei pagamenti elettronici.



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