Le discipline STEM nella Difesa: innovazione e formazione per affrontare la complessità

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Dalle sperimentazioni in alta quota alle nanotecnologie, dall’intelligenza artificiale alla didattica immersiva con realtà virtuale, fino alle applicazioni nel dominio cyber. La Difesa italiana punta con decisione sulle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) per formare le nuove generazioni di militari e affrontare le sfide del futuro.

Questi temi sono stati al centro del convegno “Le discipline STEM nella Difesa: competenze abilitanti per gestire la complessità”, che si è svolto presso l’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche (ISMA) di Firenze, in occasione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.

L’evento, promosso e organizzato dal Sottosegretario di Stato alla Difesa Isabella Rauti, con delega alla formazione del personale civile e militare, ha rappresentato un’importante occasione per fare il punto sulle iniziative formative e tecnologiche sviluppate all’interno delle Forze armate. Presenti i vertici della Difesa, tra cui il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Luciano Portolano, e i comandanti delle principali Accademie e Istituti di formazione militari.

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Il convegno ha messo in evidenza il ruolo strategico della formazione nelle discipline STEM per tutte le articolazioni della Difesa, coinvolgendo l’intera piramide formativa: dai Licei militari alle Accademie, fino ai corsi di specializzazione e al Centro Alti Studi Difesa (CASD).

I progetti illustrati dai rappresentanti delle diverse Forze armate hanno spaziato su temi di avanguardia:

  • Sperimentazioni in alta quota, con l’impiego di tecnologie aerospaziali e di materiali innovativi.
  • Tecnologie 3D e intelligenza artificiale, applicate alla simulazione operativa e alla gestione delle emergenze.
  • Didattica immersiva con realtà virtuale, per migliorare la formazione tattica e operativa del personale.
  • Nanotecnologie e applicazioni nel dominio cyber, per affrontare le sfide della sicurezza informatica e della guerra elettronica.

Il convegno, moderato dal giornalista scientifico Rai Andrea Bettini, ha sottolineato la necessità di integrare sempre più le discipline STEM nei percorsi formativi della Difesa, per preparare il personale alle sfide tecnologiche e geopolitiche del futuro.

Un concetto ribadito negli interventi conclusivi del Gen. Luciano Portolano e del Sottosegretario Isabella Rauti, che ha evidenziato come l’innovazione tecnologica e la formazione avanzata siano strumenti essenziali per garantire la sicurezza e la competitività della Difesa italiana a livello internazionale.

La Difesa nasce STEM per vocazione, per determinazione e anche per destino“, ha detto ai giornalisti il sottosegretario Rauti. “Le STEM sono la chiave di governo del futuro. La loro applicazione ci aiuta per la pianificazione e la condotta di tutte le operazioni militari. Sono l’asse centrale della formazione della difesa, intesa come un dominio strategico, direi quasi come un teatro operativo. Per garantire un vantaggio competitivo strategico e difendere la sicurezza nazionale e la stabilità globale“.

Le Forze armate sono state rappresentate dai rispettivi vertici quali: Generale di Squadra Aerea Silvano Frigerio (Aeronautica Militare), il Generale di Corpo d’Armata Carlo Lamanna (Esercito), l’Ammiraglio di Squadra Antonio Natale (Marina Militare), il Generale di Corpo d’Armata Giuseppe La Gala (Carabinieri). Tra gli ospiti anche l’astronauta Colonnello Walter Villadei.

L’evento, trasmesso in streaming sui canali ufficiali della Difesa, ha rappresentato un momento di confronto strategico tra istituzioni, mondo accademico e settore militare, dimostrando come le STEM siano ormai una leva imprescindibile per la crescita e l’evoluzione delle Forze armate italiane.

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A margine del convegno, abbiamo scambiato qualche battuta con il Generale di Squadra Aerea Silvano Frigerio, Comandante delle Scuole dell’Aeronautica Militare, al quale abbiamo chiesto quali sono le principali sfide e opportunità per l’Aeronautica Militare per integrare queste tecnologie nelle operazioni aeree di oggi e di domani.

convegno 2025 discipline STEM nella Difesa - Gen. Frigerio

Certamente le tecnologie dirompenti che diventeranno a breve emergenti saranno sempre più essenziali per poter contrastare le sfide del mondo odierno e futuro e in ciò noi dovremmo essere in grado di contemperare l’evoluzione di queste tecnologie, che poi trovano applicazione nelle discipline STEM, in processi formativi che curino appunto l’aspetto formativo dei nostri allievi frequentatori da un punto di vista di preparazione e di professionalità estrema grazie all’impiego di queste tecnologie ma che poi consentano loro di essere anche dei combattenti perché, nel caso fosse necessario, tali devono essere“.

Queste tecnologie sono già sono già state implementate nella IFTS di Decimomannu a cui lei ha fatto riferimento? “L’International Flight Training School, che è nata proprio dalla collaborazione con Leonardo e che fa ampio uso di big data, intelligenza artificiale, consente un addestramento molto personalizzato sul frequentatore di quarta fase che arriva presso l’IFTS già pilota militare per potergli garantire quella expertise necessaria per andare a pilotare macchine di quarta, quinta e prossimamente di sesta generazione“.

In questo contesto quindi si inserisce anche la nuova tecnologia del 70° Stormo che avete presentato oggi? “Al 70° Stormo, come abbiamo visto, che è una scuola di addestramento basico su un velivolo legacy a elica è stata verificata la necessità e l’esigenza di aggiornare, come è stato spiegato a mio avviso in maniera adeguata, le metodologie didattiche basate anch’esse su una  metodologia legacy, carta, manuali di volo eccetera, che per le nuove generazioni sono forse di più difficile comprensione e accettazione rispetto al metodologie didattiche più innovative quale può essere una realtà immersiva molto orientata all’apprendimento visivo, che di fatto ci ha dato ottimi risultati perché abbiamo visto nell’arco di questa ultima selezione che abbiamo fatto dove abbiamo introdotto questo sistema di visori, la qualità dell’apprendimento e anche la bontà dell’apprendimento di ogni singolo frequentatore è stata aumentata grazie all’impiego di questo visore che ha dato la possibilità, già da terra, di verificare quello che poi dovevano andare a fare in volo“.

Concludendo abbiamo chiesto al Gen. Frigerio se affidandosi a queste tecnologie non ci sia il rischio di perdere capacità tipiche del pilota in carne ed ossa. “La manualità il cosiddetto handling rimane. anzi quello essenziale, semplicemente si può imparare già da una realtà immersiva simulata quello che poi dovrò essere in grado di fare manualmente in volo e quindi anche questo ci consente appunto di abbattere i tempi dell’addestramento e di abbattere anche i costi, perché un conto è farlo con un visore, vedere tutte le manovre già da terra, un conto e portare la ragazza o il ragazzo in volo e dimostrargliele. Alla stessa stregua, se posso farlo con la stessa qualità anche a terra si guadagna in tutto“.

Testo e immagini: Stefano Monteleone

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