I bernesi dicono no all’obbligo di posare pannelli solari

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Salario minimo, voto ai 16enni, iniziativa solare e tasse di circolazione. Su questi e altri temi si è votato domenica in sei cantoni. I principali risultati in sintesi.

Berna Non vi sarà alcun obbligo di installare pannelli fotovoltaici su tutti i tetti e le facciate degli stabili idonei, come chiesto da un’iniziativa dei Verdi, ma solo per i tetti dei nuovi edifici, come previsto dal controprogetto del parlamento. L’iniziativa popolare è stata bocciata dal 72% dei votanti, mentre il controprogetto meno rigido – sostenuto da Centro, Udc, Plr e dalle associazioni economiche, da quelle dei proprietari di case, dei contadini e delle aziende elettriche bernesi – è stato accolto dal 66,6% di essi. Il testo dei Verdi imponeva l’installazione di pannelli solari su tutti i tetti e le pareti sia di stabili nuovi che esistenti. Per questi ultimi vi sarebbe stato un periodo di transizione fino al 2040. Il controprogetto prevede invece un obbligo limitato ai tetti (escluse le facciate). In caso di ristrutturazione, i proprietari degli immobili dovranno solo comunicare se le superfici dei loro tetti sarebbero adatte all’uso dell’energia solare.

Soletta Il 57,52% di chi si è recato alle urne ha respinto una revisione totale della legge sull’energia. La normativa era stata approvata dalla maggioranza del parlamento e combattuta da un referendum dell’Udc. Nel 2018 i votanti avevano respinto con una maggioranza del 70,5% una precedente revisione che prevedeva in particolare un divieto dei riscaldamenti con energie fossili. La versione sottoposta domenica al voto era un compromesso: si limitava a fissare dei limiti vincolanti sulle emissioni di CO2 degli impianti di riscaldamento. Sempre domenica è stata respinta chiaramente (58% di no) un’iniziativa popolare della sinistra e dei sindacati volta a introdurre un salario minimo di 23 franchi all’ora. Il testo, respinto dal governo e dalla maggioranza del parlamento, secondo i promotori mirava a “migliorare in modo rapido ed efficace” la situazione di chi attualmente guadagna meno di 4’000 franchi al mese con un impiego a tempo pieno, in particolare nei settori delle pulizie, del commercio al dettaglio o della ristorazione.

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Sciaffusa Le tasse di circolazione per le auto elettriche non scenderanno: il nuovo modello di calcolo è stato bocciato dal 60,4% dei votanti. Con la revisione, per una vettura elettrica le tasse sarebbero inizialmente scese da 324 a 100 franchi, mentre per quelle a combustione erano previsti aumenti a medio termine. Si sarebbe passati dall’attuale modello che tiene conto unicamente della cilindrata a uno basato anche sul peso e sulla potenza. Il nuovo sistema era sostenuto da tutti partiti ad eccezione dell’Udc. La maggioranza del parlamento e il governo si erano espressi a favore di questo nuovo – sebbene un po’ complicato – modello di calcolo. Ma poiché la proposta non aveva raggiunto la maggioranza necessaria dei quattro quinti in Gran consiglio è stato necessario interpellare il sovrano. La partecipazione al voto odierno è stata del 62%.

Basilea Campagna Gli aventi diritto hanno respinto con il 51,45% di voti contrari un’iniziativa del sindacato Unia che chiedeva di introdurre un salario minimo di 22 franchi all’ora da applicare a tutti i settori. L’iniziativa prevedeva una serie di eccezioni, in particolare per gli apprendisti, le imprese familiari, gli stage temporanei e i lavori di vacanza per i giovani come pure nelle aziende famigliari e nell’agricoltura. Il salario minimo sarebbe stato adeguato annualmente all’inflazione. Il Consiglio di Stato raccomandava di respingere l’iniziativa, temendo rischi per la stabilità economica e la competitività. Contrario anche il parlamento. Solo il Partito socialista e i Verdi sostenevano il testo. Il sistema proposto sarebbe andato oltre quello in vigore dal 2022 a Basilea Città, dove i dipendenti di settori coperti da un contratto collettivo non sono assoggettati all’obbligo del salario minimo. Lo strumento è già stato introdotto anche in Ticino (dove vigono soglie fra i 20.00 e i 20.50 franchi all’ora) e nei cantoni di Neuchâtel, Giura e Ginevra.

Lucerna Il diritto di voto viene mantenuto a partire dai 18 anni: il popolo ha affossato con il 79,14% di contrari un’iniziativa popolare costituzionale che voleva abbassare a 16 anni la possibilità di votare ed eleggere a livello cantonale e comunale. Il diritto di voto ai 16enni resta dunque in vigore soltanto nel canton Glarona, in seguito a una decisione della Landsgemeinde del 2007. Analoghe iniziative sono state bocciate a larga maggioranza nei cantoni di Zurigo, Berna, Neuchâtel, Uri e lo scorso novembre in Argovia. Proposte in tal senso sono allo studio anche nei Grigioni e ad Appenzello Esterno.

Domat/Ems La popolazione del comune grigionese ha respinto con oltre il 77% di voti la proposta di concedere il diritto di voto ed eleggibilità ai cittadini stranieri. I comuni grigionesi che conoscono questa pratica rimangono dunque 34 su 100. Esattamente cinque anni fa Davos, che conta oltre 10mila abitanti, aveva bocciato la proposta. Un anno dopo anche St. Moritz aveva seguito la stessa direzione. Dei dieci comuni retici più grandi in termine di popolazione solo Bonaduz, con 3’533 abitanti, e quello di Scuol, con 4’572, hanno finora esteso il diritto di voto agli stranieri.



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