11.07 – lunedì 10 febbraio 2025
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Donne e Ragazze nella Scienza:il percorso di Michela Milano tra mentor, AI e inclusione. L’esperienza della direttrice del centro Digital Society di FBK Michela Milano in dialogo con la ricercatrice Elena Donini
L’ 11 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza. Nelle discipline STEM, la partecipazione femminile è ancora segnata da un significativo divario di genere.
Abbiamo scelto di ascoltare e condividere l’esperienza di Michela Milano, prima direttrice del centro Digital Society di Fondazione Bruno Kessler. Nel dialogo con Elena Donini, ricercatrice del centro e Science Ambassador di FBK, ci ha raccontato il suo percorso, l’importanza di role model femminili e la necessità di sviluppare modelli e algoritmi di intelligenza artificiale equi.
L’intervista integrale è disponibile nel video, di seguito una versione scritta che riassume i principali passaggi.
Donne e Ragazze nella Scienza:
il percorso di Michela Milano tra mentor, AI e inclusione
L’esperienza della direttrice del centro Digital Society di FBK Michela Milano in dialogo con la ricercatrice Elena Donini
L’ 11 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza. Nelle discipline STEM, la partecipazione femminile è ancora segnata da un significativo divario di genere.
Abbiamo scelto di ascoltare e condividere l’esperienza di Michela Milano, prima direttrice del centro Digital Society di Fondazione Bruno Kessler. Nel dialogo con Elena Donini, ricercatrice del centro e Science Ambassador di FBK, ci ha raccontato il suo percorso, l’importanza di role model femminili e la necessità di sviluppare modelli e algoritmi di intelligenza artificiale equi.
L’intervista integrale è disponibile nel video, di seguito una versione scritta che riassume i principali passaggi.
Cosa rappresenta per te l’opportunità di celebrare la Giornata delle donne nella scienza?
Queste giornate hanno un importantissimo scopo: mostrare che nella scienza ci sono molte donne che hanno dato un contributo straordinario a tutti i livelli e in tutti i settori, dalla fisica alla biologia, dall’informatica all’ingegneria e alla matematica. Celebriamo queste figure, attuali e del passato, che sono uno sprono alle nuove generazioni per intraprendere delle carriere di tipo scientifico. La nostra società è polarizzata e presenta bias intrinseci. Ancora troppo spesso, ragazze evitano percorsi scientifici perché non si sentono portate: diversi studi evidenziano l’influenza di fattori culturali. Una delle cose più importanti di queste giornate ritengo proprio che sia il superamento di queste barriere culturali per mostrare che avere le donne anche nel contesto scientifico e di ricerca porta un grandissimo arricchimento.
Hai avuto delle mentori o delle figure di riferimento femminili che ti hanno aiutata nel tuo percorso?
Ho avuto quasi esclusivamente figure di riferimento femminili. Poche donne sono state mie docenti durante l’università, diversa invece la partenza nel mondo della ricerca: durante il mio dottorato a Bologna ho avuto due supervisor che mi hanno veramente guidata e mi hanno insegnato tutto quello che so, non solo a livello di nozioni ma anche di consigli, di percezione delle situazioni.
Ora cerco di fare lo stesso, seguendo le giovani ricercatrici del mio gruppo. Attualmente ne ho diverse, tutte bravissime e molto motivate. Cerco di sostenerle portando anche la mia esperienza di madre, per cercare di mostrare loro che si può fare, perché anche per me avere avuto un esempio è stato cruciale. Avere modelli di riferimento di persone che sono più avanti di te nella carriera, che ammiri e stimi, sono importanti a qualunque livello.
Che consigli daresti a una giovane donna che vorrebbe iniziare a fare la ricercatrice?
Penso che si possa essere ricercatrici e ricercatori solo se si ha una vocazione, perché è un lavoro particolare. Per me non esiste lavoro al mondo più bello: puoi avere un impatto e ciò ti fa sentire utile, però è anche molto difficile e sta a te trovare i tuoi temi e modi, perché ognuno di noi è diverso anche nel fare ricerca. Le ricercatrici e i ricercatori ricevono una guida, ma hanno anche la libertà di trovare la loro vocazione. Il mio consiglio è di cercare veramente di accendere una fiamma, individuare quella cosa per cui ti svegli la mattina felice di andare a lavorare, a me succede così. Se trovi l’argomento che ti appassiona e in cui senti di poter dare un contributo, secondo me il percorso è indipendente dal genere. Però è un lavoro per cui bisogna fare tante rinunce soprattutto in termini di tempo e questo influisce sulla famiglia, culturalmente ancora di più sulle madri.
Quando mio figlio era piccolo, piangeva tutte le volte che io partivo, per due giorni non mangiava e io andavo via con un senso di colpa enorme. Andai da una psicologa, una donna geniale che mi disse di spiegare a mio figlio che il mio lavoro mi piaceva tantissimo. Che quando andavo via sì lui mi mancava, ma che stavo benissimo perché facevo una cosa che mi piaceva fare. Così facevo un duplice servizio: da una parte lo rassicuravo sul momento, e dall’altra gli stavo dando in mano uno strumento per cui quando lui incontrerà una donna nella sua vita che vorrà realizzarsi nel suo lavoro gli sembra una cosa perfettamente normale.
Quali sono i vantaggi dell’avere un ambiente più inclusivo ed equo in ambito di genere?
Sono diversi, sia in ambito di genere ma anche in ambito multiculturale. Io lavoro nel settore dell’intelligenza artificiale e costruiamo dei modelli che dovrebbero essere approssimazioni il più possibile accurate della re
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