Tra pochi giorni scadranno i termini per la scelta dell’offerta ritenuta migliore, tra quelle già pervenute, ed eventualmente aggiornate, nella procedura di vendita della ex Ilva.
Legambiente ritiene che occorra imparare dagli errori del passato e non ripetere scelte, come quelle che portarono alla gestione Arcelor Mittal, di cui continuiamo a pagare le conseguenze, in cui fu ritenuta decisiva l’entità economica dell’offerta rispetto alla salvaguardia dell’ambiente. Questa volta bisogna dare priorità assoluta alla tutela delle persone, della salute, dell’ambiente, e quindi agli investimenti necessari per conseguire questi obiettivi, e fare in modo che non sia chi lavora nella fabbrica a dover pagare il conto di oltre dieci anni di decisioni sbagliate, tese solo a tutelare la produzione dell’acciaio, peraltro senza riuscirci.
E’ quanto si legge in una nota dell’associazione.
“L’aspetto decisivo deve essere costituito dalla effettiva decarbonizzazione del siderurgico, da avviare e realizzare con urgenza, arrivando in tempi brevi, i più brevi possibili, alla sostituzione completa di altoforni e cokerie con forni elettrici e utilizzo del preridotto (DRI)” dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto.
Per Legambiente è determinante stabilire non solo quando il processo di decarbonizzazione arriverà a conclusione, ma anche, in egual misura, i suoi tempi: quando verrà messo in funzione il primo forno elettrico, quando verranno spenti definitivamente gli impianti che marciano a carbone, quando si utilizzerà l’idrogeno nel processo produttivo. In questo senso è essenziale essere certi che la tecnologia che verrà utilizzata sia pronta alla introduzione dell’uso dell’idrogeno verde quale agente riducente, la sola che può garantire il raggiungimento dell’obiettivo di una reale, totale decarbonizzazione.
“Un tema essenziale è quello delle garanzie da ottenere affinché le promesse contenute nell’offerta che verrà scelta vengano attuate e si mandino davvero in soffitta al più presto impianti che sono tra i più vecchi d’Europa, responsabili di emissioni inquinanti e climalteranti. È questa la svolta che Taranto attende da oltre dieci anni” continua Lunetta Franco.
La tecnologia DRI è già realtà in diverse parti del mondo. In Europa nuovi impianti alimentati ad idrogeno sono in costruzione in diversi Stati, a partire dalla Svezia, con il modello HYBRIT e la H2 Green Steel, e dalla Finlandia con la Blastr Green Steel. La decarbonizzazione comporta non solo vantaggi per ambiente e salute, ma anche un miglioramento delle condizioni e della qualità del lavoro all’interno dello stabilimento. Essa, oltre che una riqualificazione di una parte consistente dei lavoratori, può richiedere l’utilizzo di un minor numero di occupati diretti, ampiamente compensata però da nuova occupazione nei settori legati direttamente alla produzione di acciaio con nuove modalità (fonti rinnovabili, DRI), come sta già avvenendo in Svezia.
Per Legambiente è importante che vengano attivati strumenti, come l’accordo di programma, che perseguano l’obiettivo di occupare in altri settori le donne e gli uomini che non potessero trovare posto all’interno dell’azienda siderurgica. Un grande bacino di nuova occupazione è sicuramente costituito dallo sviluppo delle energie rinnovabili e dalla produzione di idrogeno verde, sia in termini di costruzione di nuovi impianti che di successiva manutenzione degli stessi.
La riconversione dell’industria e del settore siderurgico passano, necessariamente, per un incremento ed una veloce transizione del settore elettrico verso le rinnovabili presenti sul territorio nazionale, ovvero impianti fotovoltaici, turbine eoliche e l’idroelettrico. Dal punto di vista occupazionale, con l’adozione della tecnologia DRI, ad un modesto calo dei posti di lavoro nell’industria siderurgica, corrisponderebbe un’enorme graduale crescita di forza lavoro qualificata, che nel 2050 dovrebbe raggiungere in Italia circa 900.000 addetti, per la realizzazione, gestione e manutenzione degli impianti a Fonti Energetiche Rinnovabili.
Legambiente in questi mesi svilupperà uno studio scientifico proprio su questi temi per metterlo poi a disposizione di tutta la comunità tarantina, delle forze sociali e dei decisori politici.
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