La Sardegna s’accorge della nautica, un’analisi per una nuova rotta

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La nautica e il turismo nautico diventano i temi di una analisi universitaria. A chiedersi come sfruttare al meglio questa risorsa è la Sardegna – una delle mete più gettonate del Mediterraneo – attraverso l’ateneo di Sassari. L’indagine – “Osservazioni e analisi regionali dello yachting e dei porti turistici della Sardegna” – è stata elaborata dal Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, in collaborazione con Federagenti, Capitanerie di Porto di Olbia e di Cagliari ed è stata finanziata da Regione Sardegna. Diversi i dati, diverse le proposte, tra cui quella della creazione di una piattaforma digitale per integrare servizi marittimi e terrestri. Si parla dell’isola come di un “laboratorio del turismo nautico di domani”. E’ una presa di coscienza importante, soprattutto in una fase di grande espansione della nautica – industria e turismo – e al contempo di seria recessione economica dell’isola. Chiudono le fabbriche, la macchina delle vacanze funziona solo da giugno a settembre con il clou nei canoni luglio-agosto, il mare e la nautica potrebbero essere una risorsa per l’intero anno, dalla cantieristica (ci sono già realtà notevoli) al rimessaggio invernale, da base di grandi yacht a un turismo più orientato su mesi meno bombardati dai flussi vacanzieri (i superyacht se ne tengono lontani), da sfruttare grazie anche a una meteo favorevole e ai collegamenti aerei. Ma finora la Sardegna ci ha pensato davvero?

La fotografia

In Sardegna ci sono oltre 3.500 aziende attive nel comparto della nautica da diporto con utili al 2023 di circa 15 milioni di euro.

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I ricercatori hanno preso in esame la serie storica dei dati sugli yacht presenti nel Mediterraneo in questi ultimi 10 anni, ovvero sono stati analizzati oltre 40 milioni di informazioni estrapolate da “Marine Traffic”. Il numero complessivo degli yacht presenti lungo la costa sarda è passato dai 953 del 2015 ai 1.385 del 2024, con un calo nel 2020, con soli 978 yacht, legato alla diminuzione generale delle attività turistiche legate alla pandemia che in quell’anno ha colpito anche l’intero Mediterraneo. La crescita più importante si è registrata nel 2023, crescita dovuta soprattutto all’aumento degli yacht di dimensioni minori.

Come per il turismo in generale in Sardegna, anche lo yachting rimane altamente legato alla sola stagione estiva, in particolare ai mesi di luglio e agosto.

Si può fare di più

Qual è il risultato finale di questa analisi? Che in Sardegna si potrebbe fare di più.

Uno dei punti cardine dell’analisi è il collegamento tra costa e interno. Sono state analizzate le oltre 100 strutture portuali dell’isola, in particolare le strutture ritenute idonee all’ospitalità degli yacht di dimensioni maggiori o uguali a 25 metri e sebbene la Sardegna presenti un numero rilevante di marine in grado di ospitare yacht di grandi dimensioni, la regione sconta l’assenza di un collegamento con le aree interne. “Di conseguenza – spiegano i ricercatori – ciò non permette la nascita di una filiera economicamente vantaggiosa anche per i territori”.

La domanda è: che fare? Nello studio multidisciplinare viene tracciata l’architettura di una rete, basata su tecnologie innovative come la blockchain, che “potrebbe fornire servizi di varia natura, come ad esempio, mettere in contatto i produttori dell’agro alimentare, dell’artigianato artistico locale e i fornitori di servizi dedicati al turismo e al diportismo, presenti nei territori prossimi agli approdi, con gli addetti allo yachting. Insomma, l’idea è una piattaforma digitale in grado di integrare servizi marittimi e terrestri”. E non solo. “Non si tratta di creare soltanto un servizio tecnologicamente avanzato, bensì di mettere le persone, le loro storie e le loro passioni al centro dell’esperienza. La piattaforma diventerebbe un ponte tra chi naviga e chi vive sulla terraferma, migliorando così l’esperienza del turismo nautico in Sardegna”.

I confronti

Interessante anche il confronto con le altre regioni del Mediterraneo come la Sicilia, la Costa Azzurra e le Baleari: rispetto a queste, “la Sardegna offre infrastrutture moderne e specializzate, nonostante affronti sfide come la stagionalità e i costi elevati”, scrivono i ricercatori.

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I settori economici

L’analisi economico-aziendale condotta per il territorio della Sardegna ha esaminato anche le imprese operanti nei settori legati alla nautica, ovvero il settore economico del trasporto marittimo e della costruzione di navi e imbarcazioni, includendo inoltre il settore dei servizi di ristorazione situati nelle principali aree portuali dell’isola.

Il totale degli utili dei tre settori economici osservati è di circa 15 milioni di euro per l’anno 2023. Il settore che ha contribuito maggiormente è quello dei servizi di ristorazione con circa 10 milioni di utili. Il trasporto marittimo e il settore della costruzione di navi e imbarcazioni hanno contribuito con circa 2,5 e 1,7 milioni di euro. In particolare, i cantieri navali hanno prodotto utili per 243.000 euro, rappresentando il 14% degli utili del settore della costruzione di navi ed imbarcazioni.

L’ambiente

L’impatto ambientale della nautica e della nautica da diporto non è stato ignorato nello studio. Per i ricercatori dell’ateneo di Sassari “un inventario delle emissioni prodotte da questo settore sarebbe infatti utile per procedere con la mitigazione, utilizzando sistemi sempre più efficienti, quali quelli ideati dalle recenti politiche di cold ironing nell’isola, come viene evidenziato da vari studi relativi agli impatti della nautica, in cui si riscontra una riduzione maggiore dell’impatto ambientale con l’integrazione di sistemi totalmente elettrici”.

Considerazioni comparatistiche hanno evidenziato – aggiungono – “come l’ordinamento italiano, quello spagnolo quello francese e quello croato presentino dei modelli profondamente diversi in materia di portualità turistica sotto il profilo ambientale: caratteristica del modello francese è la significativa attenzione alla tutela dell’ambiente che trova similitudini solo con l’esperienza croata in ragione del forte legame presente in tale Paese tra porti turistici ed aree naturali protette”.

Le conclusioni

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“L’isola, pur presentando notevoli opportunità e punti di forza da sempre noti, soffre ancora di carenze di servizi e qualificazione soprattutto per i target elevati che ospita, purtroppo, nei soli mesi estivi – spiega la responsabile scientifica del progetto, la professoressa Brunella Brundu – mentre in realtà la Sardegna sarebbe matura per pianificare e realizzare un nuovo progetto in uno dei territori vocati che sappia rispettare ambiente e identità e che attragga anche un turismo di alta gamma”.

“Al fine di candidare la nostra Isola quale hub della cantieristica navale di riferimento per il Mediterraneo, vanno messe in campo politiche mirate e performanti per generare quella evoluzione culturale, imprenditoriale e logistica che determinerebbe una crescita economica e occupazionale tale da consentirebbe alla Sardegna di uscire dalla crisi stagnante in cui si trova e che la sta condannando al sottosviluppo, alla decrescita demografica ed ad un conseguente spopolamento della comunità sarda”, dice il presidente di Federagenti, Giancarlo Acciaro. “È arrivato pertanto il momento di mettere assieme tutti i soggetti istituzionali e gli attori economici del territorio per attivare gli strumenti normativi e finanziari per dar gambe ad un’idea progettuale che può veramente ridare speranza a questa parte di territorio”.



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