Fine vita: la legge toscana approvata a maggioranza con 27 voti favorevoli

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La Toscana ha la nuova legge sulle procedure e i tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. Il Consiglio regionale ha approvato a larga maggioranza, con 27 voti a favore (Partito democratico, Italia viva, Movimento 5 stelle e gruppo misto), 13 voti contrari (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) e un voto non espresso (dalla consigliera del Pd, Lucia De Robertis).

Approvata oggi alle 17.,27 (a seguire l’immagine del voto in diretta) dopo un lungo dibattito,  illustrata nella seduta di ieri dal presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni (Pd).

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La votazione

Gli emendamenti

Nella discussione in aula sono stati approvati gli emendamenti presentati dal presidente della commissione Sanità, Enrico Sostegni (Pd) per la maggioranza. In particolare è stato approvato emendamento n.3 che sostituisce l’art. 2 che rimanda per l’accesso al suicidio medicalmente assistito le persone in possesso dei requisiti indicati dalle sentenze della Corte Costituzionale, approvato con 24 voti favorevoli e 5 contrari. L’emendamento n.4 sostituisce l’art.3 e disciplina la composizione e il funzionamento dell’organo aziendale (Commissione multidisciplinare permanente), approvato con 26 voti favorevoli e 6 contrari. Un subemendamento presentato dal consigliere regionale Marco Stella che chiede di inserire un medico di cure palliative con competenze assistenziali è stato approvato. Poi l’aula ha approvato l’emendamento n. 5 che sostituisce l’art .4 che disciplina le modalità di accesso al suicidio medicalmente assisto, con 25 voti favorevoli e 5 contrari.

È stato poi approvato emendamento n.6 con inserimento dell’art.4 bis che fissa in 37 giorni il termine per la conclusione del procedimento, con 25 voti favorevoli e 5 contrari.

Approvati anche gli emendamenti n.7 che inserisce l’art. 4 ter sulle modalità di attuazione; l’emendamento 8 che inserisce l’art. 4 quater per il supporto alla realizzazione della procedura di suicidio medicalmente assistito, con 26 favorevoli e 7 contrari; l’emendamento n.9 che sostituisce l’art.5 che prevede la gratuità delle prestazioni; l’emendamento n.10 che sostituisce l’art 6 che prevede la norma finanziaria, con 24 favorevoli e 6 contrari. Inoltre l’aula ha approvato un subemendamento al preambolo per garantire assistenza sanitaria e psicologica ai pazienti e l’emendamento n.11 sostitutivo integralmente del preambolo, dove vengono eliminati i riferimenti ad un livello essenziale di assistenza (LEA) con 25 favorevoli e 6 contrari. Nella discussione in aula sono stati respinti numerosi emendamenti e sub emendamenti presentati dal consigliere regionale Marco Stella (Forza Italia).

 

Gli ordini del giorno

Ad accompagnare l’approvazione della legge regionale sul suicidio medicalmente assistito due ordini del giorno approvati dall’Aula del Consiglio regionale. Il primo presentato dal gruppo di Italia Viva impegna la Giunta a sostenere il concetto del fine vita come morte dolce, includendo nelle politiche regionali la valorizzazione delle cure palliative e l’investimento nelle strutture dedicate, come hospice e ospedali di comunità, al fine di garantire un accompagnamento dignitoso alle persone in fase terminale.

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È previsto poi l’impegno a ribadire nel nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale 2024-2026, come parte integrante della sua missione, il concetto di ‘nascere bene e morire bene’, con particolare attenzione all’assistenza domiciliare palliativa. È previsto infine l’impegno a verificare che ogni direttore generale delle aziende sanitarie locali dimostri di aver implementato cure palliative adeguate e a prevedere che gli investimenti in tale ambito vengano almeno raddoppiati rispetto agli attuali livelli.

L’ordine del giorno è stato approvato con i 23 voti a favore di Partito democratico, Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Erano presenti in Aula ma hanno deciso di non esprimere il proprio voto la consigliera del Pd Lucia De Robertis, e nove consiglieri dei gruppi di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. L’altro ordine del giorno, approvato con i 25 voti a favore di Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle e gli 11 voti contrari di Fratelli d’Italia e Lega, è stato presentato dal Partito democratico e impegna la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché sia avviato un percorso legislativo nazionale per regolamentare in modo organico e uniforme le procedure relative al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019 e n. 135 del 2024. In tale contesto è previsto l’impegno a sollecitare, in particolare, il Governo affinché assuma un’iniziativa legislativa in materia finalizzata a introdurre una disciplina chiara e uniforme, capace di garantire criteri omogenei per l’applicazione delle pronunce costituzionali, tutelando la dignità della persona e la certezza operativa per i professionisti sanitari coinvolti.

 

Le dichiarazioni di voto

“Laicità e diritto all’autodeterminazione”, queste le linee seguire secondo il consigliere Maurizio Sguanci che apre le dichiarazioni prima del voto finale, confermando il voto favorevole del gruppo Italia viva. “Ringrazio l’associazione Coscioni, andiamo a normare procedure sanitarie, che fino ad oggi sono state diseguali, con persone che hanno dovuto aspettare anni, a fronte di un diritto sancito da una sentenza della Corte costituzionale”.

Anche la capogruppo del Movimento 5 stelle, Irene Galletti si dice “orgogliosa di questo passaggio di civiltà per la Regione toscana. Il dibattito di questi giorni non è stato facile, ha contribuito a rafforzare le nostre posizioni, sono ancor più profondamente convinta del voto favorevole che andremo a esprimere. Il Parlamento deve affrontare un dibattito come questo, aspettiamo che il Parlamento ci dia una mano e si arrivi ad un’unica legge”. E ringrazia l’associazione Coscioni: “Senza di voi, oggi non saremmo qui”.

“Il dibattito che abbiamo affrontato interroga le coscienze”, dichiara Alessandro Capecchi, che annuncia il voto contrario di Fratelli d’Italia. “Ringrazio gli uffici, il legislativo, per il lavoro svolto su una proposta di legge che è stata sostanzialmente riscritta. Sono assolutamente convinto che la strada che oggi prende la Toscana non sia la più corretta”.

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Anche la capogruppo della Lega, Elena Meini, ringrazia “tutti per il livello di ogni intervento, per l’alto lavoro e l’alto valore espresso in questa occasione. Sarà un tema che credo contraddistinguerà ognuno di noi anche nella prossima campagna elettorale. Ho sentito molte volte Matteo Salvini in questi giorni, ci è stata data la possibilità di esprimerci in maniera totalmente libera e voteremo tutti, seguendo ognuno il proprio percorso, convintamente contro questa legge”.

“Questa proposta di legge d’iniziativa popolare, per quanto ci riguarda, è sbagliata anche per ragioni di tipo antropologico – ribadisce Marco Stella (Forza Italia) –. Contribuisce a costruire nella mentalità comune, nel corpo sociale l’idea che la fragilità e il dolore vanno eliminate, non sono degni di essere vissuti”. So bene che il Parlamento dovrà legiferare, però ho paura, non posso chiudere gli occhi, penso all’Olanda, al Belgio, ai Paesi del Nord Europa e a cosa hanno prodotto l’eutanasia e il suicidio assistito”. Poi, aggiunge Stella, “si pone anche una questione politica, maggioranza allargata che prende i voti del Movimento 5 stelle. Mi chiedo come stanno oggi i cattolici dentro il Partito democratico”.

Anche il consigliere Andrea Ulmi (gruppo misto-Merito e lealtà) conferma l’intenzione di voto favorevole alla nuova legge: “L’essenza di questo provvedimento è un escamotage, di fronte al vulnus normativo a livello nazionale. In questa fase transitoria era importante dare un indirizzo preciso che determinasse medesimo comportamento in tutto il territorio. Viviamo in un periodo in cui spesso la politica e il suo posto viene preso dalla magistratura. Per questo, voterò a favore”.

“È impossibile racchiudere in pochi minuti le motivazioni e le sfumature che portano il gruppo del Pd, ad eccezione di un non voto, a votare in maniera compatta a favore di questa legge”, dichiara il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli. “Il mio ringraziamento va innanzitutto ai promotori, ma a tutta l’Aula e sono veramente grato al mio gruppo. Riteniamo che questa sia una legge di civiltà, speriamo rappresenti uno stimolo, una scossa per tutto il Parlamento. Sta nelle competenze della Regione, nell’alveo dell’organizzazione sanitaria dei servizi”.

 

Gli interventi finali di Giani e Mazzeo

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In conclusione, interviene il presidente della Toscana, Eugenio Giani: “Apprezzamento e oggettiva condivisione delle opinioni che qui si sono espressa, lavoro autenticamente permeato da una dialettica costruttiva, da un profondo pathos e sentimento nell’espressione delle opinioni e del voto. Poche volte ho visto un Consiglio così attivo costruttivamente, è un salto di qualità e di civiltà, che la Toscana compie per prima rispetto alle altre Regioni e al Parlamento. L’attenzione che c’è anche a livello nazionale deriva dal fatto che c’era un vulnus, questa legge si pone con assoluta legittimità. Non corretto parlare di eutanasia, noi diamo conto secondo i criteri che ci detta l’ordinamento e non fa altro che dare atto di procedure rispetto ai farmaci usati e al percorso che si deve seguire”. Giani cita Paolo Malacarne, “per anni primario di terapia intensiva a Pisa, ci spiega e ci dice cosa è avvenuto dopo la sentenza della Corte dopo il 2019. Il nostro – prosegue Giani – è un messaggio, un’espressione di civiltà al livello nazionale. Dopo sei anni, non è possibile che il Parlamento non ascolti l’indicazione forte e precisa della Corte costituzionale”.

“Oggi dalla Toscana arriva un forte messaggio di civiltà”. dice sempre il presidente Eugenio Giani “Colmiamo una lacuna e compiamo per primi un salto in avanti rispetto ad altre Regioni e allo stesso Parlamento che era stato chiamato dalla sentenza della Corte costituzionale a pronunciarsi”, aggiunge il presidente sottolineando che la nuova legge, che ha visto l’iter avviato da un’iniziativa popolare, “fissa procedure, tempi, disciplina, fino al costo dei farmaci e alle modalità con cui da un punto di vista della commissione scientifica si valutano gli elementi fissati dalla Corte: l’irreversibilità della patologia, lo stato di dipendenza da macchinari per vivere, la piena coscienza della scelta”. “La legge si pone con assoluta legittimità nel percorso indicato dalla Consulta per un fine vita medicalmente assistito”, prosegue Giani che ringrazia i consiglieri per la compostezza e la profondità del confronto e conclude auspicando che “il Parlamento trovi in questo passo della Toscana un impulso a legiferare su una questione delicata e complessa che tocca da vicino la vita dei cittadini”.

Nell’imminenza del voto finale, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo: “Primo ringraziamento al presidente Sostegni e a tutta la commissione per l’equilibrio con cui in tutti questi nove mesi di lavoro hanno portato avanti un tema così complesso. Il secondo grazie all’Aula, avete dato dimostrazione di cosa può essere la buona politica, fatta di ascolto, di confronto, di punti di vista e sensibilità differenti, partendo dal proprio punto di vista, senza denigrare quello dell’altro. Poi grazie ai diecimila settecento cittadini che hanno sottoscritto questa proposta di legge. Non so se avremmo avuto la forza e il coraggio di essere oggi qui, avete aperto in noi lo spazio di porci domande profonde che ci hanno portato a esprimere un voto libero, democratico, nel dna della Toscana. Poi un grazie agli uffici, al legislativo, ci avete aiutato, guidato, sostenuto nei passaggi più difficili. Credo sia una norma di grande dignità, sono orgoglioso di presiedere questa assemblea legislativa”.

La proposta di legge di iniziativa popolare “Liberi subito” promossa dall’associazione Luca Coscioni. L’atto sulle “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito, ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 242/2019” candida la Toscana ad essere la prima Regione in Italia ad approvare una norma sul fine vita. I promotori il 14 marzo scorso hanno depositato presso la presidenza del Consiglio regionale della Toscana la proposta di legge regionale supportata da oltre 10mila firme autenticate, che dopo l’iter in commissione Sanità è giunta all’esame e al voto dell’Aula.

Al di là delle posizioni non solo di partito ma soprattutto di coscienza, ha avuto un comune filo conduttore, ovvero il grazie al comitato, ai firmatari, al lavoro della commissione competente, se non altro per aver garantito il necessario confronto.

 

A seguire le diverse opinioni emerse durante il dibattito, elencate, per schematicità, per partito:

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I GRUPPI DI MAGGIORANZA

Partito Democratico

Parlando di una “discussione delle più importanti e profonde del mandato” Marco Niccolai (Pd) ha sottolineato come sia “palese l’omissione da parte del legislatore nazionale”. Secondo il consigliere, che pure ha rivendicato la sua provenienza culturale dall’area cattolico-democratica, occorreva garantire certezza giuridica con una legge ad hoc, concludendo che questa “non è una legge sull’eutanasia, non fa della Toscana la Svizzera d’Italia”, ma cerca di rispondere alla comunità e invita anche il Parlamento a fare la propria parte.

Anche per Andrea Vannucci (Pd) il Parlamento dovrebbe discutere di questo tema, ma è anche “giusto essere qui, perché la politica ha l’onere e l’onore di occuparsi della vita delle persone, senza demandare a supplenti”. “Sono contento di assumermi questa responsabilità – ha affermato – per garantire un diritto in modo uniforme, equo ed accessibile”.

La consigliera Cristina Giachi (Pd) ha sottolineato come il compito dell’Assemblea legislativa toscana sia quello “semplicemente di prevedere un minimo di eguaglianza, che non è quella che consentirebbe la legge dello Stato, ma intanto è qualcosa riconoscendo a tutte le cittadine e a tutti i cittadini toscani un’equità di trattamento nell’adempimento di una sentenza che configura una posizione soggettiva personale”.

Il consigliere del Partito democratico Andrea Pieroni ha ammesso di non essersi mai interrogato in maniera intima come in questo frangente, e questo vale a maggior ragione per chi prova a orientare le sue scelte politiche concrete alla luce del messaggio cristiano e della dottrina sociale della Chiesa: “Gli errori da evitare secondo me sono un’eccessiva banalizzazione del tema della vita e della morte e una contrapposizione politica e ideologica fine a se stessa. È ineludibile una legislazione nazionale che colmi questo vuoto normativo, riempito al momento dalla sentenza della Corte Costituzionale. Noi abbiamo il compito di confrontarci su un testo che definisce una normativa meramente organizzativa e procedurale per evitare disparità di trattamento”.

La consigliera regionale Donatella Spadi (Pd) “Noi con questa legge – ha detto – elimineremo le diseguaglianze e questo fa parte anche del giuramento di Ippocrate e della deontologia di un medico. I pazienti che faranno richiesta non saranno i pazienti oncologici, ma i malati di sla, i tetraplegici, che non riescono più a relazionarsi con il mondo esterno”.

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“Partiamo da una sentenza positiva sul fine vita e abbiamo oltre diecimila cittadine e cittadini che hanno proposto una legge con una partecipazione democratica che noi, in quanto rappresentanti delle istituzioni, abbiamo il dovere morale di tutelare e difendere”, ha dichiara Iacopo Melio (Pd).  “Non si tratta di obbligare persone a esercitare questo diritto. Quando si parla di autodeterminazione personale e di poter dare un certo valore alla propria vita, nessuno può permettersi di imporre a qualcuno il proprio credo, soprattutto in uno stato laico”. Il consigliere cita Sant’Agostino, “che diceva ‘ama e fai ciò che vuoi’. Solo chi ama davvero la vita può scegliere di interromperla, quando la sofferenza più estrema non la rende più tale”,

“Questa non è una legge bandiera, non è nata così, non è stata portata avanti così”, dichiara Francesco Gazzetti (Pd). “C’è la volontà di provare a rispondere a una proposta di legge d’iniziativa popolare. Voglio credere che anche a livello nazionale e sia fatta una legge, noi ci poniamo l’obiettivo di fare quello che qualcuno doveva fare e ancora non ha fatto. Questa legge deriva da parole che la Corte Costituzionale ha pronunciato. Il combinato disposto della proposta che arriva e delle parole della Corte costituzionale ci porta a dover esercitare la nostra funzione”.

“La nostra democrazia si fonda sul diritto alla vita che va sempre tutelato senza distinzioni tra persone e senza classifiche sulla qualità della vita – afferma Cristiano Benucci (Pd)- ” ma  “è’ chiaro che il diritto alla vita debba essere bilanciato con un altro principio costituzionale, quello della libertà e dell’autodeterminazione delle persone”.

Federica Fratoni (Pd) ha ringraziato il presidente Sostegni “per il modo con cui ha condotto la Commissione sanità, consentendo di approfondire, col contributo di professionisti e figure rappresentative, questo tema delicatissimo”, l’associazione Luca Coscioni “per come ha partecipato a ogni confronto in Commissione e per aver evitato di fare di questa legge una bandiera” e i vescovi toscani (“che hanno espresso una posizione utile che interroga e sollecita le nostre coscienze”. Ha poi ribadito come la legge regionale non abbia un effetto costitutivo di un diritto, ma “il dovere di renderne effettivo l’esercizio”. “La mia lunga riflessione – ha concluso – mi ha portato oggi ad una scelta libera e consapevole, a un voto favorevole sulla base di due principi: quello del rispetto per ogni situazione di fragilità e di bisogno, e quello della laicità dello Stato e delle nostre istituzioni repubblicane. Siamo arrivati a questa legge senza nessuna pressione e non mi sorprende che essa approdi in Toscana, terra di diritti dove abbiamo un sistema sanitario universalistico e di eccellenza”.

Marco Martini (Pd) si è associato ai ringraziamenti alla Commissione e all’associazione Luca Coscioni “per il grande lavoro degli ultimi mesi”. Ha poi ribadito come ci sia stata “una rappresentazione sbagliata sulla legge: non è una norma sull’eutanasia, ma a carattere procedimentale e organizzativo per l’attuazione della sentenza 242 della Corte Costituzionale e interviene per un’evidente lacuna del Parlamento, che non ha voluto prendere provvedimenti in materia”. Ha poi dichiarato “Da cattolico ho sempre rispettato la laicità dello Stato e delle istituzioni e credo che sia opportuno tutelare ciascuna persona e i suoi orientamenti. Non c’è nessuna ideologia in questa scelta e in questo provvedimento che vuole salvaguardare la dignità della morte e il rispetto della persona umana”.

Di “dibattito alto, che attiene più ai nostri vissuti e alle nostre coscienze piuttosto che alle appartenenze politiche” ha parlato il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli, tranquillizzando tutti coloro che hanno ipotizzato “interventi e condizionamenti che non ci sono stati”. Ha detto anche che non si tratta di una “legge di bandiera”, visto che il Consiglio regionale della Toscana non è il primo ad esprimersi, anche Il Veneto ha ritenuto la norma rientrante nelle competenze della Regione e l’ha votata. “Abbiamo deciso di non rifugiarci nell’ipocrisia, che per troppo tempo ha permeato tutto il sistema politico – ha affermato – affrontando il tema con rigore e rispettando le sensibilità di tutti, colmando un vuoto legislativo, in attesa di una regolamentazione”. “Questo dibattito sul senso e sul valore della vita ha toccato ognuno di noi – ha concluso Ceccarelli – spero che il Parlamento, anche in virtù di questa forte sollecitazione che stiamo fornendo, possa davvero prendere in considerazione il tema, partendo dal valore della vita come bene sacro, anche quando è legato a episodi di guerre o di immigrazione; il mio sarà un voto favorevole, in coscienza, riconoscendo la volontà di autodeterminazione e inchinandomi di fronte a scelte drammatiche”.

 Italia Viva

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Il consigliere regionale Sguanci Maurizio (Italia Viva) parlando a titolo personale, ha raccontato di aver “visto morire mia nonna e mio padre, con un calvario durato dieci anni con malattie terminali”. Questa legge, ha spiegato, “non modifica di una virgola quello che ha scritto la Corte Costituzionale”. Ha poi ricordato che da presidente della commissione Sanità a Palazzo Vecchio, “ho fatto approvare al Comune di Firenze il testamento biologico per arrivare ad una morte dignitosa, con la commissione medica competente che esamina la situazione. Non votiamo niente di più di quello che la Corte Costituzionale ha stabilito, voto favorevolmente a questa proposta di legge”.

Il vicepresidente Stefano Scaramelli (Italia Viva) ha ribadito come “con la proposta di legge in discussione dell’Aula stiamo regolamentando l’esercizio di un diritto sancito dalla nostra Carta Costituzionale e ribadito dalla sentenza della Corte Costituzionale”. “Nessuno di noi sceglie di nascere, ma qualcuno può avere l’auspicio di morire, date le condizioni di sofferenza in cui si può trovare – ha aggiunto – . Così come il sistema sanitario mette le donne in condizione di partorire in maniera meno dolorosa e più sicura possibile, è allo stesso modo doveroso che metta le persone in condizione anche di morire nelle migliori condizioni, vicino al sorriso e all’abbraccio dei propri cari.”

I GRUPPI DI MINORANZA

 

“Atto commesso per volontà fragile”, con queste parole il portavoce dell’opposizione (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) , Marco Landi ha definito il proprio voto, frutto di un dibattito e di un percorso non semplici. Nella consapevolezza del ruolo, nel non potersi sostituire né a medici, teologici, malati e famiglie che soffrono, sarà appunto la “fragilità a poter trovare la vera ragione emotiva e razionale di una scelta”. E partendo dal contesto della legge, il consigliere ha accennato alla questione pregiudiziale di costituzionalità che è stata posta, alla forzatura commessa per la modifica della legge rispetto a quella dei sottoscrittori, al comitato etico che non può essere la commissione regionale, alla cure palliative su cui la Regione Toscana poteva fare di più, fino alla lettura di un intervento di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della pontificia Accademia per la vita; “pur lungi dall’essere portavoce della Città del Vaticano – ha spiegato – il prelato parla di assistenza al suicidio come reato, invitando all’accompagnamento dei malati nel fine vita”..
Lega

Giovanni Galli (Lega Toscana), ha “apprezzato il buon lavoro del presidente Sostegni” e ha detto che la proposta di legge di iniziativa popolare “ha un significato etico e politico, è una legge procedurale. Ho espresso il mio dissenso su questo atto, perché può diventare un manifesto ideologico”. Galli ha spiegato che “una persona, già adesso, può richiedere, con la normativa nazionale, di morire con dignità. La Corte Costituzionale stabilisce che il medico non può attivare trattamenti brevi, coloro che vogliono possono però già interrompere i trattamenti e ricorrere ad una sedazione profonda”. Secondo Galli “in pratica, l’attuale maggioranza vuole una regione laicista, vuole disintegrare un modello solidaristica e sociale. Si promuove un modello che considera il singolo come non facesse parte di una collettività; si trascura la persona in quanto entità sociale, la si lascia sola, si promuovere la via più semplice e meno dispendiosa. È una proposta pericolosa per la Toscana”.

“Ritengo – ha detto Marco Casucci (Lega) – che la vita abbia un valore assoluto e che come tale debba essere protetta con fermezza” e “il nostro dovere morale in quanto società e come istituzioni è quello di tutelare questo dono prezioso, non solo con politiche che lo proteggano, ma anche con interventi concreti”, “riteniamo una deriva quella in cui il suicidio assistito viene proposto come soluzione al dolore”, “in realtà tale scelta rappresenta la sconfitta della nostra società che abdica al dovere morale di proteggere i più fragili e vulnerabili coloro che nel loro stato di malattia di disperazione meritano, più che trovare la morte, un’assistenza umana, medica e spirituale”.

Anche la capogruppo della Lega Elena Meini ha ringraziato l’associazione Luca Coscioni (“per averci dato la possibilità di intervenire su un tema così difficile, delicato e personale”), la Commissione sanità e il presidente Sostegni (“che ci ha dato modo di ascoltare tante figure, esperti, offrendoci punti di vista e posizioni diversi su una legge così complessa”). Meini ha poi ribadito la volontà di non voler influenzare i consiglieri del proprio partito “visto il mio ruolo”, rivelando solo ieri il suo orientamento di voto che, come ribadito nel suo intervento in Aula, è contrario alla proposta di legge. “Voglio ringraziare il mio partito – ha detto – che ci ha lasciato libertà di coscienza”.
Entrando nel merito della legge ha poi ribadito come gli emendamenti “vanno in direzione contraria rispetto alla legge originale” e come, tra le altre cose, “non siano chiare le tempistiche”. Nell’annunciare dunque il voto contrario alla legge, ha affermato come “questo tema ha scosso la mia coscienza, ma la società non può dare un messaggio di rinuncia alla cura”.

Fratelli d’Italia

“Mi dispiaccio per l’approccio ideologico, un tema come quello che stiamo affrontando avrebbe dovuto avere un approccio pragmatico, e quindi richiedere l’intervento del Parlamento”. Così Diego Petrucci (FdI), preoccupato della possibile frammentarietà legislativa, con norme regionali diverse che, in casi sporadici, potrebbero portare a trattamenti differenti per gli abitanti di una stessa strada, ha spiegato portando l’esempio della via di Val di Luce. Secondo il consigliere la stessa Assemblea regionale poteva avvalersi di una legge al Parlamento oppure sollecitare sull’argomento la Conferenza Stato Regioni.

Massimiliano Riccardo Baldini (FdI), parlando “di tematiche non indifferenti per nessuno di noi, che toccano sensibilità, attenzioni e storie diverse”, ha dichiarato che avrebbe preferito un percorso più virtuoso, che si muovesse nei confronti del Parlamento. Un Parlamento che non ha legiferato, ma è anche vero che non è obbligato a farlo. E da una attenta lettura del testo, Baldini ha fatto riferimento all’inesatto presupposto di partenza, perché nella sentenza della Corte non viene mai riconosciuto il diritto di morire, ma il dovere di tutelare la vita, senza lasciarla in situazioni di insufficiente protezione. E proseguendo: “la difesa della vita è inviolabile, non si può ricavare il diritto ad avere una prestazione di morte”; e mancando una disciplina nazionale in materia “l’intervento regionale non è ammissibile in virtù di una inerzia, e pertanto il suicidio assistito deve essere disciplinato dal legislatore statale”.

“Siamo qui per l’obbligo che ci costringe un atto di democrazia popolare – ha detto Vittorio Fantozzi (FdI) – c’è la necessità di colmare un vuoto legislativo ma pensiamo che tocchi al Parlamento”, “la questione deve essere affrontata velocemente” e “c’è la necessità di dare risposte al dolore che appartiene a tutti”.  “Oggi – continua – dobbiamo capire se questa iniziativa, che io non credo produrrà effetti, possa invece contribuire a metter in condizione tutta la comunità toscana a spingere il Governo nazionale a calendarizzare questo tema, questo sì”. Fantozzi afferma “devono essere considerate tutte le posizioni, soprattutto perché c’è da togliere l’illegalità”, “per noi è necessario fare un atto di sincerità” ed è fondamentale che “la libertà sia accompagnata dal diritto, quando non è perimetrata diventa licenza”. Fantozzi ribadisce la posizione di FdI “è chiara su tutto ciò che rende opzionabile la vita come la morte, tra tutto ciò che è libertà di morire diversa dalla dignità nel morire e nel vivere FdI andranno sempre verso la vita”

Alessandro Capecchi (FdI) ha parlato di “un argomento che interroga le nostre coscienze e ci interroga come legislatori rispetto alle questioni di forma”. “La legge è dunque lo strumento giusto?” ha domandato. “E’ mia convinzione che sarebbe stato più corretto muoversi come ha fatto l’Emilia Romagna – ha affermato – con un atto del direttore generale della struttura sanitaria che in ossequio alla Circolare del ministero della Salute del giugno 2022 dà una puntuale e concreta attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale”. “La legge rischia inoltre di essere impugnata dal Governo per una evidente incompetenza – ha spiegato – anche se oggi è stata mediata perché si è asciugato il testo cercando di portarlo più sul piano della procedura e meno sulle questioni di principio”.

Forza Italia

Secondo Marco Stella (Forza Italia), “questo dibattito è iniziato nella maniera peggiore, facendo dividere i consiglieri come se fossero tifosi. Perché non avete cercato una posizione unanime sul testo, come si dovrebbe fare su questo tema, sul quale si sono divisi emeriti costituzionalisti? Perché non possiamo dividerci anche noi, pensando che è legittima anche la posizione dell’altro e che queste posizioni diverse hanno la loro dignità politica? Ci avete trascinato – dice Stella rivolto ai consiglieri di maggioranza – in un dibattito giuridicamente al ribasso, con la conseguenza dello screditamento della classe politica”. Secondo il consigliere, “si parte dal principio della cultura della vita e della sacralità della vita. Ci sono effettivamente ragioni da entrambe le parti, sarebbe illogico non partire da questo presupposto”. E Stella rivolge altre domande alla maggioranza: “Perché avete messo solo 10mila euro su questa legge, se ci tenevate davvero tanto? Perché non avete attivato la commissione regionale sulla bioetica? Non l’avete nemmeno rinnovata. Il tema vero è che dobbiamo capire che tipo di legislazione occorre. Faremo una legge sul fine vita – conclude –, il governo di centrodestra la farà”.

Movimento 5 Stelle

Per la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi “Non si tratta di sostituirsi al Parlamento   – ha spiegato – ma si tratta di dare uniformità di procedure e chiarezza su chi deve decidere, con l’istituzione di una commissione competente composta da personale medico e capace di permettere ai malati di accedere facilmente ai farmaci e di avere possibilità di scelta”. “ Oggi discutiamo di dare più diritti e non di togliere qualcosa a qualcuno. Si parla di equità, di eguaglianza e di libertà e non capisco perché a qualcuno troppa libertà possa dar fastidio, questo non è mai il mio pensiero”.

Irene Galletti (M5S) ha ringraziato gli uffici, che hanno “modellato e sagomato la legge secondo la nostra normazione, senza alterarne lo spirito originario”. E nel profondo rispetto per il voto di ciascuno, secondo la consigliera – che ha annunciato di votare convintamente a favore, “dopo aver interrogato la nostra comunità politica e le nostre coscienze” – è necessario esprimersi “per dare omogeneità e garanzia di risposta a chi chiede non di porre fine alla propria vita, ma di porre fine alle sofferenze”. “Ci esprimiamo in modo aconfessionale, su un testo pur perfettibile – ha concluso – nella speranza di poter rispondere a chi si trova in situazioni non più sopportabili, nel rispetto della dignità di ognuno”.

 

Gruppo misto

“Per mille motivi ho avuto difficoltà ad avvicinarmi a questa proposta di legge – interviene Andrea Ulmi (Gruppo misto – Merito e Lealtà) . “Sono sicuro che chi avrà vinto si attaccherà una medaglietta sulla giacca e questo è l’errore più grosso che potrebbero fare perché riducono tutti quei discorsi etici e di pietas al mercato delle vacche a cui utilitaristicamente i giornali faranno da megafono discorsivo”. “La legge – continua – consiste nel pretendere che in tutto il territorio in Toscana vengono eseguite le stesse procedure e siano date le stesse possibilità”. “E’ importante che una legge nazionale possa normare questo problema” ma “fintanto che la legge non ci sarà dobbiamo attenerci a quanto sancito dalla Corte costituzionale”. Ulmi riconosce “questa legge sancisce un comportamento uguale per tutta la Regione” e dichiara “non voterò né a favore né contro a qualsiasi emendamento o ordine del giorno ma voterò a favore della legge nel suo complesso riconoscendone il suo valore”.

 

Legge sul suicidio assistito: la dichiarazione del Cardinale Lojudice

«Prendiamo atto della scelta fatta dal Consiglio Regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque. Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti». Questa la dichiarazione del cardinale Paolo Augusto Lojudice, presidente della Conferenza Episcopale Toscana, dopo l’approvazione della legge regionale sul suicidio medicalmente assistito da parte del Consiglio Regionale della Toscana.

 

Michelotti e Amorese molto critici sulla legge

“Oggi, con l’approvazione della legge sul suicidio medicalmente assistito, la Toscana ha toccato il punto più basso della sua storia. La terra di Dante, di Santa Caterina da Siena, di San Bernardino, culla di una civiltà anche religiosa, oggi ha aderito alla cultura dello scarto e della morte. Fratelli d’Italia non può accettare una legge simile. Da sempre ci battiamo, e sempre ci batteremo, contro questa anti cultura, con rinnovata fermezza, il nostro sì alla vita, dal concepimento alla morte per cause naturali. Questa legge disumana appena approvata potrebbe comportare, per un’ampia platea di donne e uomini, a sentirsi spinta verso la morte; pensiamo alle persone sole con gravi malattie, agli anziani, ai fragili. Chiederemo l’intervento del governo, affinché esamini con cura tutti gli elementi di conclamata incostituzionalità di questa legge. Come avevamo già avuto modo di sottolineare infatti, la Regione non è competente su questa materia, sulla quale lo è invece lo Stato e a confermarlo è l’articolo 117 della Costituzione. Ricordiamo che se ogni regione italiana legiferasse autonomamente, ci troveremmo nel peggior caos normativo”. Lo scrivono, in una nota, il deputato e vice coordinatore regionale toscano di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti e il deputato Alessandro Amorese.

 

Per Torselli la Regione non si occupa dei problemi reali

“La sinistra toscana continua a occuparsi di tutto tranne che dei problemi reali della Regione. Dopo aver dibattuto di politica internazionale ed elezioni americane, oggi si dedicano al fine vita, un tema che, al di là di ogni considerazione di merito, non rientra nelle competenze regionali, mancando la cornice legislativa nazionale nel quale dovrebbe andarsi ad inserire. Di fatto, una legge che non vedrà mai applicazione, ma che serve ad accontentare le associazioni pro-suicidio assistito dalle quali il Pd toscano spera di racimolare qualche voto. Ecco a cosa pensa la Regione Toscana, a trovare voti per Eugenio Giani, non a risolvere i problemi della la gente. Le priorità della giunta dovrebbero essere governare la sanità e i trasporti, due settori ormai allo sbando. Ospedali con attese interminabili, infrastrutture inadeguate e un trasporto pubblico che lascia a desiderare: questi sono i problemi reali della Toscana. Ma loro pensano al fine vita per dire che la Toscana è la prima regione d’Italia a fare una legge! Ancora una volta, Giani e la maggioranza di sinistra perdono tempo in provvedimenti inutili, pensati solo per la campagna elettorale del PD, invece di affrontare le vere emergenze dei cittadini toscani. Le code in ospedale e sulla Fi-Pi-Li non si risolvono con operazioni di propaganda.” Lo dichiara, in una nota, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Francesco Torselli.

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