Dal Summit di Parigi una dichiarazione per governare l’IA

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A conclusione del vertice di Parigi la decisione di avviare un dialogo globale sull’Intelligenza Artificiale. La presidente della Commissione Europea annuncia un ingente piano di investimenti da 200 miliardi. Il prossimo evento in India

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

Stati Uniti e Gran Bretagna si sfilano dal fronte degli Stati che hanno scelto di coordinarsi per rafforzare la governance dell’intelligenza artificiale. I firmatari della dichiarazione emersa dal primo Summit for Action on AI – tra i quali figura anche la Cina – si impegnano a cercare inedite forme di collaborazione per un’intelligenza artificiale che sia “aperta”, “inclusiva” ed “etica”. Un primo passo promettente per la prossima edizione del summit che sarà ospitata dall’India.  

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Una questione etica

“Qui poniamo le basi, insieme all’innovazione e all’accelerazione, di ciò che permetterà all’intelligenza artificiale di realizzarsi e di affermarsi, ovvero le chiavi della fiducia”, ha commentato il presidente francese, Emmanuel Macron, a conclusione del vertice svoltosi al Grand Palais. L’assenza di Washington e Londra dall’elenco dei firmatari, tuttavia, evidenzia divisioni sull’approccio da adottare. Nel suo intervento, il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, ha difeso la posizione del suo Paese mettendo in guardia contro una “regolamentazione eccessiva” dell’intelligenza artificiale che “potrebbe uccidere un settore in forte espansione”. Mentre il governo britannico ha rivendicato come frutto “dell’interesse nazionale” il rifiuto di firmare la dichiarazione, che include impegni sulle regole e sulle implicazioni etiche nell’uso di questa tecnologia.

Geopolitica dell’IA

Il Regno Unito, che è il terzo Paese al mondo sul fronte dello sviluppo dell’IA, per quanto a larga distanza da Usa e Cina, si propone sotto il governo Starmer di dare ulteriore impulso all’obiettivo di diventare “un leader globale” nella promozione della ricerca e del business in questo campo, non senza far leva su una certa deregulation.Al vertice la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che l’Ue ha lanciato l’iniziativa InvestAI, con la quale mobiliterà “200 miliardi di investimenti” nell’intelligenza artificiale. L’iniziativa prevede anche un fondo europeo di “200 miliardi per le gigafactory”, ovvero le fabbriche dell’IA con le quali Bruxelles vuole sviluppare una Intelligenza artificiale europea.

Investimenti necessari

A valutare in maniera positiva l’importanza di mettere dei paletti etici nel governo di questa nuova tecnologia sono anche gli imprenditori del settore, come Marco Ramilli, fondatore di IdentifAI, che ha sviluppato la prima piattaforma europea per il deep-fake analysis. “Un’attenzione etica nei confronti della IA è fondamentale perché non abbiamo a che fare con una tecnologia normale, abbiamo a che fare con una tecnologia che cambia e che crea nuovi concetti, crea nuove cose che per noi sono spesso indistinguibili”. Basti pensare – spiega Ramilli – a quello che si può fare con la simulazione della voce o di video possono impersonare qualcuno ed indurre a prendere determinate decisioni. Del resto è proprio con un esempio di questo tipo che il presidente Macron in persona ha lanciato l’apertura dei lavori del summit.

Una tecnologia da dominare

“Stiamo parlando di una tecnologia molto forte e in grado di incidere sulle nostre emozioni e quindi sui nostri comportamenti”, spiega Marco Ramilli. “Non a caso stanno aumentando anche i fenomeni criminali o eversivi legati all’utilizzo dell’IA. Quindi se da un lato bisogna regolamentarla da un punto di vista anche normativo, dall’altra parte bisogna iniziare investirci sopra, perché se non lo si fa noi imprenditori non riusciremo mai neanche a competere in quel sistema”.



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