Quale futuro per il movimento pacifista?

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ALBERT

BOLLETTINO PACIFISTA

La voce della ragione in tempi di guerra


No alla guerra a oltranza in Ucraina

Il movimento pacifista impegnato contro l’invio delle armi in Ucraina torna a confrontarsi in un momento cruciale per la politica internazionale e il futuro dell’Europa. Mercoledì 19 febbraio, alle ore 20.30, si terrà una riunione via Zoom del Coordinamento nazionale contro l’invio di armi e il riarmo. L’incontro è aperto a chiunque desideri partecipare alla discussione e contribuire all’organizzazione di nuove iniziative. Per accedere alla riunione è necessario registrarsi tramite il link da richiedere scrivendo con congruo anticipo a:

articolo11.bari@gmail.com

Un confronto necessario

L’ordine del giorno prevede:

  1. report sulle riunioni dei coordinamenti territoriali;

  2. aggiornamenti sulle iniziative in corso e programmazione di nuove azioni;

  3. definizione di strumenti efficaci per migliorare la comunicazione interna e incentivare la partecipazione attiva;

  4. valutazione della possibilità di una nuova campagna contro i programmi di riarmo, con un respiro più ampio rispetto alla recente petizione contro la conversione in legge del decreto sulle armi a Kiev.

Contro i nuovi programmi di riarmo

L’appuntamento si inserisce in un contesto allarmante: i recenti vertici di Monaco (14-15 febbraio) e Parigi (17 febbraio) hanno visto la maggioranza dei governi UE, del Regno Unito e dell’Ucraina allontanarsi dalle proposte di trattativa con la Russia avanzate dalla nuova presidenza USA. Invece di perseguire la via diplomatica, si sta pianificando un’escalation militare, con un aumento esponenziale della spesa bellica, esclusa dal Patto di stabilità come richiesto dal governo Meloni. 

Quale futuro per il movimento pacifista?

In questo scenario, il movimento contro la guerra e per la pace deve interrogarsi sui propri compiti prioritari e sulle strategie da adottare. Le scelte politiche della UE sembrano condurre a un vero e proprio stravolgimento del modello di sviluppo, orientato sempre più verso il militarismo e la guerra. Tra i rischi concreti vi sono:

  • la riduzione dello stato sociale a favore della spesa militare, come già indicato dal segretario generale della NATO;

  • l’imposizione alle giovani generazioni di un futuro segnato dalla guerra;

  • il rafforzamento di inquietanti svolte politiche in nome dell’“emergenza bellica”.

Un movimento organizzato, unitario e partecipato

Alla luce di queste considerazioni, il Coordinamento nazionale invita tutte le realtà pacifiste e i comitati territoriali a partecipare attivamente alla riunione del 19 febbraio per definire insieme le prossime azioni. La pace ha bisogno di voci forti e organizzate: è il momento di agire.


Sulla stampa ucraina si parla già di “tradimento”

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La NATO sull’orlo di una crisi di nervi

Le iniziative di Trump stanno generando nervosismo e malumore tra coloro che speravano in una vittoria militare dell’Ucraina e nel suo ingresso nella NATO. La prospettiva di negoziati che potrebbero comportare concessioni significative alla Russia è vista come una minaccia.


Congo: il Parlamento Ue chiede lo stop al sostegno economico e militare al Ruanda

Via le truppe rwandesi dal nord-est della Repubblica democratica del Congo, alt al sostegno economico dell’Unione europea all’esercito di Kigali e stop anche alla cooperazione con il Rwanda in fatto di minerali critici. Sono i punti chiave di una risoluzione che i deputati dell’Europarlamento hanno approvato ieri e che presenta toni molto più netti verso il governo del presidente Paul Kagame di quanto visto finora. Il contesto è quello dell’avanzata della milizia l’M3 e delle truppe rwandesi sue alleate nella provincia del Nord Kivu, dove hanno preso il controllo del capoluogo Goma, ma anche nel vicino Sud Kivu.

Il documento è stato approvato dal Parlamento con una schiacciante maggioranza: 443 voti favorevoli, quattro contrari e 48 astenuti. Gli eurodeputati hanno condannato l’occupazione di una porzione sempre maggiore di territorio congolese, ritenendola una «flagrante e inaccettabile violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Rd Congo».

Continua su https://lists.peacelink.it/pace/2025/02/msg00018.html


Congo, i miliziani sostenuti dal Ruanda conquistano Bukavu. PeaceLink: “La Commissione Europea tace nonostante il voto degli eurodeputati”

Il silenzio assordante di Ursula von der Leyen

I miliziani dell’M23 avanzano nel cuore del Sud Kivu sostenuti dal Ruanda. Oggi si sono impadroniti di Bukavu. Ma la Commissione Europea resta muta e chiude gli occhi. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che non ha esitato a prendere posizioni forti su conflitti in altre parti del mondo, ancora oggi si trincera in un silenzio inquietante. La città di Bukavu, simbolo di una regione martoriata da decenni di guerra e sfruttamento, è caduta senza una resistenza significativa. Le forze governative congolesi, lasciate senza adeguato supporto, si sono ritirate, mentre i ribelli avanzano indisturbati. Non è un episodio isolato: è il segno di una crisi che continua a mietere vittime, con il silenzio complice della comunità internazionale. 

Un doppio standard davvero imbarazzante 

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Non una dichiarazione ufficiale, non una condanna, non una presa di posizione da parte della Commissione Europea. Eppure, il Ruanda, che sostiene questi gruppi armati, è un interlocutore privilegiato di Bruxelles, e Bruxelles continua a finanziare progetti di cooperazione e ad accogliere con favore il presidente Kagame nei suoi incontri diplomatici. Un doppio standard tragicamente imbarazzante, mentre il popolo congolese continua a subire le conseguenze di un’aggressione silenziosamente tollerata. 



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