‘La tassa sulla salute disattende l’accordo sulla fiscalità’

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


“Non siamo il bancomat di Stato e Regione”. Nelle parole di Giuseppe Augurusa, segretario nazionale di Cgil frontalieri, si legge l’inequivocabile avvertimento al governo Meloni e alla sua ‘tassa della salute’. Un balzello – introdotto con la Legge di bilancio 2024 e modificata in maniera peggiorativa secondo i sindacati con la Legge di bilancio 2025 – che tassa i lavoratori frontalieri per finanziare il sistema sanitario nazionale ed evitare la fuga di personale verso la Svizzera. Le considerazioni di Augurusa sono giunte nel corso dell’assemblea pubblica internazionale dei frontalieri in Svizzera che si è tenuta sabato al Cinema Teatro Nuovo di Varese. Un’assemblea molto partecipata con rappresentanze arrivate da Val d’Aosta, Sondrio e Grigioni. Il piatto forte dell’assemblea, e non poteva essere diversamente, è stato come detto la ‘tassa sulla salute’ sulla quale si è soffermato il numero uno a livello nazionale di Cgil frontalieri: “Non si tratta di un contributo, come cerca di far credere il ministero delle finanze, ma di una tassa in quanto ha tutte le caratteristiche per essere considerata tale. E ciò significa disattendere quanto prevede l’accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri, sottoscritto nel 2023. Un accordo che per i ‘vecchi frontalieri’ non prevede una doppia tassazione, ma un’unica tassazione pagata in Svizzera. Poi, l’accordo prevede una compensazione finanziaria, con i ristorni dei frontalieri. E questa quota delle tasse pagate alla fonte comprende anche il finanziamento per il servizio sanitario nazionale. Insomma, se Roma insiste, abbiamo già pronto il ricorso alla Corte Costituzionale”. Augurusa nel suo intervento si è soffermato sul fatto che lo “Stato fa una norma (tassa sulla salute, 2024, ndr), ma non è in grado di applicarla, in quanto i Cantoni svizzeri di frontiera (Ticino, Grigioni e Vallese) non forniscono l’anagrafe fiscale dei frontalieri. Ora si cerca un’oscena scorciatoia che consiste nello spostare la responsabilità dell’impasse dallo Stato ai lavoratori, un unicum che a livello mondiale non ha precedenti: l’autocertificazione, ovvero la chiamata dei frontalieri a dichiarare i loro redditi sui quali calcolare la tassa sulla salute, prevedendo salatissime sanzioni per chi se ne sta zitto. Con questa autocertificazione per lo Stato i 90mila frontalieri sono potenziali evasori”. Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, nonché presidente nazionale dei Comuni di frontiera, ha portato il suo contributo, soffermandosi sui ristorni dei frontalieri che il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti vorrebbe utilizzare per pagare la ‘tassa sulla salute’ se non sarà possibile farla pagare direttamente ai frontalieri: “Innanzitutto, ricordo che i ristorni ci saranno sino al 2034, ciò significa mettere i comuni di frontiera in uno stato di incertezza. L’idea di Giorgetti non sta in piedi. Comunque, come comune di frontiera abbiamo condiviso l’accordo del 2023 a un patto: non un euro in più preso dalle tasche dei frontalieri. Poi, con due emendamenti notturni, si è introdotta la tassa sulla salute che scardina l’accordo di due anni fa e ciò è inaccettabile”. A Varese, i sindacalisti hanno sollevato preoccupazioni anche per le difficoltà pratiche nell’applicazione della legge 83/23, l’accordo italo-svizzero, che dovrebbe migliorare le condizioni dei frontalieri, ma che risulta ancora incompleta, in particolare per quanto riguarda il miglioramento della disoccupazione (Naspi) e l’uso dei ristorni e del fondo perequativo. Le organizzazioni sindacali italiane e svizzere (Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst, Vpod, Syndicom e Syna) hanno in sostanza chiesto l’intervento delle istituzioni per cancellare la tassa sulla salute. Sin qui però nessun segnale da parte di Ministero delle Finanze e Regione Lombardia che stima una entrata annua di 150 milioni di euro, in parte da destinare al finanziamento di bonus a favore del personale sanitario in servizio nelle strutture sanitarie della fascia di confine e garantire una completa attuazione dell’accordo italo-svizzero del 2023. In questo contesto, i sindacati registrano come primo passo positivo la convocazione di un tavolo interministeriale, fissato per il 24 febbraio, che avrà il compito di definire, tra le altre cose, uno statuto specifico per il lavoro frontaliero.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link