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La startup, appena nata, con base al NOI Techpark di Bolzano lavora per sostituire le plastiche con materiali sostenibili. Il co-founder, Filippo Gallizia: «Stiamo chiudendo un round da 500mila euro e ne lanceremo un altro da un milione e mezzo. Puntiamo alla costruzione di un primo impianto industriale in Alto Adige»
Xi è il nuovo composto messo a punto da Geomatrix che utilizza gli scarti della lavorazione del legno in sostituzione di plastiche “sostenibili” come le bioplastiche e quelle riciclate. La neonata startup, incubata al Tech Park NOI di Bolzano, ha messo a punto un nuovo brevetto di polimero sostenibile che definisce una “plastica 2.0” in termini di sostenibilità e competitività. Composto dal 40% di plastica riciclata, dal 55% di scarti di legno da foreste sostenibili e dal 5% di additivo completamente naturale, Xi è un composto nato da un’idea di Filippo Gallizia, co-founder di Geomatrix. Filippo a lungo è stato alla guida di un’azienda di giocattoli, Geomagworld, dove ha affinato le arti del mestiere. «Per tanti anni, soprattutto nei processi di sostenibilità, ci siamo occupati di sostituire le plastiche – racconta – In quel caso, nel 90% delle volte, si trattava di plastiche fossili e di riciclo che abbiamo studiato con un progetto tecnico e industriale molto impegnativo. Alla fine, abbiamo deciso di andare oltre e di impegnarci nella ricerca di un polimero con il legno al fine di rendere questo materiale più fruibile, bello e competitivo sul mercato». Così è nata Geomatrix.
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Da Geomagworld a Geomatrix
«Grazie agli alti risultati di sostenibilità e flessibilità raggiunti abbiamo creato una startup separata e autonoma presso il Tech Park NOI di Bolzano – spiega Filippo – Dopo tre anni di ricerca, Geomatrix è stata finanziata dal fondo InnoSuisse con l’Università svizzera SUPSI e abbiamo fatto questa scelta sulla base di un tema di prossimità rispetto alla materia prima principale». Xi si propone come un sostituto competitivo e sostenibile delle plastiche cosiddette “sostenibili” e la sua applicazione si presta anche a lavorazioni con spessori piccoli. «Con Xi possiamo innovare da un punto di vista di sostenibilità, riuscendo anche a garantire una serie di caratteristiche e prezzi competitivi – continua Filippo – Abbiamo deciso di partire da Bolzano per una serie di fattori: la vicinanza alla filiera del legno e la grande opportunità a livello di networking che offre il NOI Techpark, che è un luogo importante dove fare innovazione. Infine, Bolzano è un luogo di cerniera tra le economie italiane e quelle di lingua tedesca che costituiscono un bacino di industrie interessate a questo tipo di sviluppi». La scelta di Bolzano è quindi, strategica per Geomatrix da più punti di vista. «In azienda uniamo la plastica riciclata al legno di scarto con un processo brevettato che non consente di usare chimica additiva ma una sostanza naturale e i componenti sono riciclati o rinnovabili. Così, riduciamo del 50% le emissioni di Co2 e dell’80% l’utilizzo di fonti non rinnovabili», conclude Filippo. Il risultato è un polimero che sostituisce le bioplastiche e le plastiche fossili con un alto livello di sostenibilità e di processi produttivi alternativi, appunto, alle bioplastiche che sono più costose.
Geomatrix, un modello scalabile
La neonata società, costituita a novembre e guidata da Filippo e da Andrea Castrovinci ha recentemente aperto a due aumenti di capitale. «Entro marzo comunicheremo la chiusura del primo round a 500mila euro; il secondo vorremmo chiuderlo a un milione e mezzo. Questi finanziamenti ci serviranno per il lancio di un primo impianto industriale in Alto Adige – continua Filippo – Il nostro prodotto è già disponibile e sono attivi molti Proof of Concept sia da un punto di vista tecnico che di produzione, nei settori del giocattolo, della cosmesi, della calzatura, dei tessuti speciali, dell’elettrodomestico, delle penne, cercando di coprire settori diversi che possono essere interessati al nostro materiale e alla sostenibilità». Un modello industriale scalabile che può servire diverse territorialità: «Collaboriamo con più aziende sia di lingua italiana che di lingua tedesca. In Piemonte abbiamo un progetto con Stellantis e ci stiamo buttando anche nel comparto del riuso degli scarti delle nocciole – conclude il co-founder – Poi penseremo al sud della Spagna, dove già stiamo lavorando per recuperare gli scarti delle mandorle».
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