Death Education: la disciplina che insegna la morte ai bambini

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Si chiama Death Education e serve per insegnare ai più piccoli cos’è la morte, nel modo più realistico possibile, così da non creare aspettative irrealistiche a riguardo. Ecco di cosa si tratta e come praticarla.

Quando siamo piccoli ci sentiamo dire un sacco di volte “è una cosa da grandi”. Sono tantissime le occasioni in cui posso ricordare di aver sentito questa frase. Poteva essere qualsiasi cosa, dalle bollette del gas, al gossip sul parente che non si vede da tantissimo tempo o quello che fa visita un po’ troppo spesso. In ogni caso, io non non ne potevo capire nulla e sarebbe stato solo quando sarei diventata più grande che avrei avuto il privilegio di accedere a queste conversazioni. (Forse per questo sono estremamente curiosa e mi piace inserirmi nelle conversazioni altrui). Ma a voi hanno mai spiegato come funziona la morte?

Nella lista di cose di cui non era assolutamente possibile parlare c’era la morte. Ai bambini si tende a non dire mai la verità su come vanno certe cose, come ad esempio la morte di qualcuno o qualcosa. “E’ andato in cielo”/”E’ partito per un lungo viaggio”, come se queste, in ogni caso, fossero risposte accettabili, ma ricordo che da bambina sentirmi dire che qualcuno era andato in cielo aveva totalmente senso per me.

Qui si inserisce la Death Education: la disciplina che insegna ai bambini cos’è la morte.

Via i-Cult!

Giovanna Giacomini, pedagogista e formatrice specializzata in questa disciplina, spiega che i bambini dagli 0 ai 6 anni non comprendano proprio il concetto di morte. Questo perchè è astratto e da un punto di vista cognitivo, in questa fascia d’età, non è ancora sviluppata la capacità di astrazione. Secondo la professionista, è importante non dare spiegazioni irrealistiche ai bambini, come ad esempio raccontargli che chi non c’è più sta dormendo o è andato in un altro posto. Questo perchè potrebbe far pensare ai bambini che ci potrebbe essere un ritorno, quando così non sarà.

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I piccoli non hanno una chiara percezione del tempo e possono interpretare la morte come qualcosa che succede ora, senza comprendere che è definitiva”. Quindi è importantissimo spiegargli che la morte fisica è un qualcosa di permanente, anche se può essere difficile capirlo.

I bambini dai 6 anni in su iniziano a capire il concetto di morte, sono come spugne, assorbono le emozioni degli altri, ed è importante che ci siano adulti di riferimento fidati e sereni.

morte
Via green-wood

E’ fondamentale essere in grado di gestire le proprie emozioni, nel migliore dei modi, cosi da poterle condividere nel modo giusto, dando un esempio positivo ai bambini. Questo perchè in questa fase, l’età scolare, le emozioni degli adulti possono influenzare davvero tanto le paure e le preoccupazioni. “I bambini potrebbero sviluppare paure legate alla perdita dei genitori o della loro stessa vita. E’ importante che gli adulti affrontino la morte come un processo naturale, con stadi ed evoluzione, evitando di trasmettere ansie irrazionali”, spiega la pedagogista.

Arrivando alla fase successiva nel percorso di crescita, ossia l’adolescenza, i ragazzi comprendono la morte come una parte inevitabile della vita. Insomma, ci si rende conto che è un qualcosa che prima o poi accadrà. Ovviamente, come tutt’ora succede anche a noi, può succedere che in questo momento ci si possa porre delle domande complesse riguardo al concetto di morte. Può succedere anche che si inizi a considerare la morte come una sfida, adottando comportamenti estremi proprio per partecipare a questa sfida.

In Italia l’educazione alla perdita è un tabù, nel nord Europa, invece, la Death Education è molto diffusa.

Siamo sorpresi? Io no. E’ inutile nascondersi dietro a un dito: la cultura italiana e soprattutto la nostra tradizione, soffrono tantissimo di non-detti e cose di cui non si deve assolutamente parlare perchè “porta male” o semplicemente non si fa. In Italia tendiamo a separare i bambini da temi cupi come quelli della morte. Ma credo che sia l’ora che iniziamo un po’ a svegliarci e a tenere le parti più sane della nostra cultura, tagliando il cordone da quelle che superata una certa era storica, non hanno più senso di esistere.

Ci sono poche e semplici regole che i genitori possono seguire con i figli per spiegare la morte. “Parlare di cicli naturali come le stagioni o come la trasformazione degli insetti li aiuta a vederla come una parte del cambiamento, piuttosto che come qualcosa di spaventoso“.

Affrontare la conversazione in un luogo tranquillo e privato, usare il termine preciso “morto” o “sta morendo” (aboliti il “volato in cielo” & co.).

morte
Via i-Cult!

Spiegare che il corpo della persona ha smesso di funzionare e che non la si rivedrà più, se non con ricordi o fotografie. Se, ad esempio, la persone cara è morta di malattia, è necessario specificare che era molto, molto malata in modo che il bambino non si spaventi quando si ammalerà di un malanno qualsiasi. Spiegare che è normale piangere, sentirsi arrabbiati o tristi. Mostrargli gli adulti piangere, invece che allontanarlo. Accettare e affrontare le domande e il suo esprimere le emozioni.

Questi piccoli step, permettono sia ai bambini che agli adulti di elaborare il lutto più serenamente. Ma sopratutto danno la possibilità di affrontare nel modo giusto una situazione come la morte di qualcuno a cui si tiene, adesso e soprattutto nel futuro.

La Death Education è un percorso rivolto a tutte le età mirato a dare informazioni realistiche a riguardo, togliendo tutti i fronzoli spettacolari con cui viene rappresentata la perdita, trattando temi che valorizzano la vita.

Sicuramente il nostro modo di affrontare la morte, con un funerale o una veglia, non permette di avere una visione serena e “positiva” della morte e del lutto in sé. Ma sono molte le culture in cui la morte viene celebrata diversamente. Nel Buddismo, ad esempio, la morte rappresenta la fase iniziale di un altro ciclo. Nelle popolazioni messicane Nahual la morte si festeggia, “si danza con lei”, così da farle perdere mistero ed esorcizzare la paura. Un modo per ridurre il suo potere psicologico. Questo perchè, anche in questa cultura, la morte è un evento necessario per la rinascita, quindi un momento necessario per la vita.

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Via Marilyn.corriere

La Death Education è un qualcosa di importante e che forse dovrebbe essere insegnata un po’ a tutti, senza differenze di età. Per molti, non solo per i piccini, è ancora difficile comprendere ed elaborare la perdita di qualcuno a cui si tiene. La tristezza umana per la perdita dei propri cari esiste per tutti, ma le emozioni andrebbero accolte ed elaborate. Provare a guardare la morte sotto un punto di vista diverso, personalmente credo sia un esercizio necessario per imparare a coesistere e apprezzare quello che è il naturale ciclo della vita.



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