Bonifici istantanei nelle PA, le (infondate) critiche delle imprese

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Un comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi da Unimpresa mostra una preoccupante carenza di conoscenza sui meccanismi di funzionamento delle pubbliche amministrazioni su cui sarebbe opportuno aprire, da entrambi i fronti, una riflessione. Il tema è quello dei bonifici istantanei, su cui il Regolamento (Ue) 2024/886 ha portato importanti novità.

Nei giorni scorsi una circolare della Ragioneria generale dello Stato, la n. 2/2025, è intervenuta per precisare opportunamente l’impatto di tale disciplina sulle pubbliche amministrazioni. E proprio su tale circolare si appuntano le pesanti critiche di Unimpresa, secondo cui vi è il rischio di vanificare i benefici attesi per imprese e fornitori dello Stato, in particolare le piccole e medie imprese.

Secondo questa lettura, “le amministrazioni pubbliche non saranno in grado di adeguarsi in tempi rapidi al nuovo quadro normativo, che prevede pagamenti e incassi in 10 secondi, h24 e 7 giorni su 7“. Secondo Unimpresa, il sistema di tesoreria pubblica e le complesse procedure di spesa rendono impossibile per la PA rispettare le tempistiche imposte dalla normativa europea. 

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Sempre secondo il Centro studi di Unimpresa, “si corre il rischio di creare un doppio binario: mentre le imprese potranno incassare istantaneamente dai privati, i fornitori della Pa resteranno bloccati in procedure obsolete e tempi di pagamento dilatati. È necessario un intervento urgente per accelerare l’adeguamento del sistema pubblico ai nuovi standard europei. La circolare della Ragioneria conferma inoltre che anche per gli incassi istantanei il sistema pubblico sarà meno reattivo rispetto agli standard del settore privato. Sebbene le amministrazioni siano tenute a ricevere bonifici istantanei entro il 9 gennaio 2025, l’effettiva disponibilità dei fondi potrebbe subire ritardi per effetto delle tempistiche delle procedure di tesoreria. Si concretizzeranno ripercussioni negative per le aziende che operano con la Pa e si aggraveranno le difficoltà già esistenti nei tempi di pagamento della pubblica amministrazione italiana, che in alcuni casi superano ancora i 60 giorni previsti dalle norme europea. Ancora una volta la pubblica amministrazione italiana si dimostra incapace di stare al passo con l’innovazione. Mentre il settore privato si prepara a sfruttare i benefici dei bonifici istantanei, le imprese fornitrici dello Stato, in particolare le pmi, resteranno escluse da questo strumento essenziale per la gestione della liquidità. È inaccettabile che la burocrazia rallenti una riforma pensata proprio per accelerare i pagamenti. Le regole europee parlano chiaro: i bonifici istantanei devono essere disponibili per tutti, pubblici e privati, senza differenze. Eppure, la Pa italiana si sta ritagliando un trattamento speciale, nascondendosi dietro la complessità delle proprie procedure. Il risultato? I fornitori dello Stato continueranno a subire ritardi nei pagamenti, con danni enormi per la stabilità finanziaria delle imprese» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «La mancata tempestività della pubblica amministrazione nell’adottare le nuove regole rappresenta una grave distorsione del mercato, che creare un doppio binario tra chi può beneficiare di pagamenti istantanei e chi, invece, dovrà continuare ad aspettare settimane o mesi prima di ricevere quanto dovuto. Non possiamo permettere che si creino cittadini e imprese di serie A e di serie B. Vogliamo un confronto immediato con il Mef per capire come risolvere questa stortura e quindi per discutere un piano di adeguamento accelerato della PA ai bonifici istantanei. Le pmi non possono aspettare anni affinché la burocrazia si adegui a norme che sono già operative per il resto del Paese. Il governo deve intervenire con decisione» spiega il presidente di Unimpresa”.

Fin qui il durissimo comunicato stampa, ma le cose stanno proprio così? Sempre secondo Unimpresa, “il nodo principale riguarda i controlli contabili e amministrativi che precedono l’autorizzazione di pagamento da parte degli enti pubblici: la circolare chiarisce che i 10 secondi previsti dal regolamento scatteranno solo dopo il completamento di queste verifiche, spesso soggette a lungaggini burocratiche”.

Ma qui si fa confusione. La circolare della Rgs precisa che “compatibilmente con l’operatività e le tempistiche tecniche delle procedure di tesoreria e gli orari di apertura dei sistemi, il momento della ricezione dell’ordine di pagamento (…) si pone al termine dei controlli e delle verifiche da parte del PSP del pagatore (…) e di cui alla circolare Rgs n. 22 del 2018, ivi inclusi quelli relativi alla verifica del beneficiario, e che i 10 secondi decorrano dal momento in cui il bonifico viene ricondotto nella procedura di pagamento”. Ma i controlli cui si fa riferimento sono quelli che i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) devono svolgere prima di disporre il pagamento a fronte di un ordinativo di pagamento da parte di un ente.

Cosa diversa sono i controlli “contabili e amministrativi”, come ad esempio la verifica di regolarità contributiva o quella riguardante eventuali pendenze con l’ex Equitalia. Tali controlli si svolgono in una fase antecedente all’emissione dell’ordinativo di pagamento ed è onere del soggetto pagatore conciliarne la tempistica con i termini di pagamento (che, ricordiamo, sono in via ordinaria di 30 giorni dal ricevimento della fattura o della prestazione, fatti salvi casi eccezionali in cui possono arrivare a 60 giorni). Tra l’altro il PSP non fa più i controlli di bilancio. Ma ciononostante non accetta di ridurre i tempi.

Il problema, quindi, non è della PA pagatrice, ma è delle banche tesoriere e delle piattaforme di intermediazione tra Enti e Tesorieri. La PA, una volta ordinato il pagamento non ha nessun vantaggio se l’esecuzione del pagamento è istantanea o no. Anzi, subisce questo ritardo al pari di qualsiasi altro USP (Utilizzatore di servizi di pagamento). Sono il PSP e le piattaforme di intermediazione che devono adeguarsi e garantire servizi 24h.

Qualche esempio? I c.d. cut-off: se un comune manda un ordinativo al tesoriere dopo le 17:30 questo viene lavorato il giorno dopo. I tesorieri dal 15 o al massimo dal 20 dicembre smettono di eseguire i mandati di pagamento se non per i pagamenti urgenti. E così via.

Prima di montare certe polemiche sarebbe utile informarsi. 

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