Una buona governance fiscale come connotato dell’impresa sostenibile

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Le imprese, sempre più consapevoli dell’importanza di gestire accuratamente le loro operazioni aziendali, mirano a evitare possibili casi di non conformità anche con riferimento alla normativa tributaria e in tale contesto, la tax governance ha subìto un’evoluzione significativa, transitando da un ruolo di semplice supervisione delle attività fiscali fino a divenire un elemento integrante della corporate governance. Ciò implica che la gestione fiscale è considerata un aspetto cruciale della governance aziendale con necessità di adottare specifiche politiche, processi e controlli dedicati.

La gestione responsabile delle tasse sta quindi diventando un argomento rilevante per le tematiche ESG: gli stakeholder sono interessati a comprendere e avere coscienza dei comportamenti in materia di politiche fiscali e dei livelli di responsabilità che le società adottano; inoltre, guardano con crescente attenzione l’effettivo contributo economico che l’impresa fornisce alla società, alle comunità e ai territori in cui effettivamente opera.

Una governance fiscale robusta è ritenuta un indicatore di responsabilità sociale e di un approccio sostenibile al business e così, molte aziende stanno adottando e articolando strategie fiscali sempre più trasparenti e chiare, in linea con la loro più ampia agenda ambientale, sociale e di governance (ESG), rappresentando ciò un elemento cruciale per la loro legittimità ad operare e una questione etica sempre più importante.

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L’istituto dell’adempimento collaborativo (cooperative compliance) in vigore in Italia su base volontaria è un esempio qualificante della gestione trasparente e responsabile della variabile fiscale e l’implementazione da parte delle imprese di un Tax Control Framework (TCF), ovvero di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, è considerata una best practice che va oltre la gestione efficace dei rischi fiscali e dei processi relativi agli obblighi tributari.

Il TCF ha come obiettivo l’eliminazione del rischio di incorrere nella violazione di norme tributarie e assicurare così che i processi di gestione degli obblighi fiscali siano trasparenti, efficienti e correttamente gestiti, ed essendo anche fondato su una interlocuzione costante e collaborativa con le Autorità Fiscali basata sulla condivisione e valutazione preventiva delle più rilevante e incerte questioni fiscali, permette di ottenere maggiore certezza nell’applicazione della normativa tributaria, nonché di beneficiare della disapplicazione (parziale o totale) delle sanzioni amministrative e anche penali.

Sebbene il Legislatore avesse inizialmente previsto tale istituto solo per le imprese di maggiori dimensioni (oggi la soglia minima di ricavi è fissata in 100 milioni di euro con effetto dal 2028), con il rinnovato assetto del Dlgs, 128/2015 anche le PMI e le altre imprese prive dei requisiti dimensionali posso adottare un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale (TCF), benché con benefici più ridotti.

È evidente che poter gestire i rischi fiscali con un approccio preventivo, anziché con il più classico approccio ex post, rappresenta un elemento chiave nella pianificazione economica dell’impresa e nel raggiungimento degli equilibri e degli obiettivi prefissati dalla Governance.

L’implementazione di un TCF efficace richiede un lavoro organico, modulare e personalizzato, ottimizzato sulla struttura operativa della realtà aziendale interessata, che porterà, dopo una necessaria valutazione sui possibili impatti, anche in termini prospettici, sui sistemi di Governance e sull’intera struttura operativa, all’aggiornamento o all’adozione di protocolli, di linee guida operative e strumenti per l’accertamento e il controllo del rischio. Inoltre il sistema TCF opzionale dovrà essere certificato da un professionista indipendente che ne attesti la conformità ai principi contabili e dovrà altresì essere sottoposto a periodiche verifiche di efficacia e di aggiornamento, atteso che la normativa fiscale e sempre in continuo e costante aggiornamento.

L’adozione di un modello di compliance fiscale, come il TCF, favorisce anche lo sviluppo di sinergie con altri sistemi di controllo, tra cui il Modello Organizzativo e di Gestione (MOG) previsto dal D.lgs. 231/2001 per la prevenzione dei reati o i presidi di controllo sull’informativa finanziaria e contabile (legge n. 262/2005).

L’introduzione di sistemi di gestione che mappano processi e responsabilità in tema di rischi, risponde anche all’esigenza di creare strutture organizzative adeguate alle dimensioni e complessità dell’azienda tali da rilevare tempestivamente eventuali crisi e garantire la continuità aziendale, nonché rafforza il rapporto con gli Enti pubblici, favorendo una corretta gestione dei rischi, al fine di assicurare la sostenibilità e sviluppo delle imprese.

In sintesi, l’adozione del Tax Control Framework, meglio se integrato con un Modello Organizzativo e di Gestione 231, non solo riduce il rischio fiscale e crea valore per gli azionisti, ma svolge un ruolo cruciale nell’ottimizzazione e nell’efficienza dei processi aziendali, promuovendo una gestione complessiva più trasparente e sostenibile. La gestione fiscale responsabile può tradursi in vantaggi competitivi e nella capacità di attrarre investitori sensibili ai temi ESG, essa può altresì contribuire significativamente a ottenere benefici reputazionali e a migliorare il rating ESG dell’azienda.

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Pertanto, le valutazioni che la Governance dovrà sviluppare nel decidere se dotarsi o meno di un sistema di controllo dei rischi aziendali, nel quale si collocano appunto il Tax Control Framework e il Modello 231, dovrebbero essere parte integrante di una strategia globale, che tenga conto non solo dei vantaggi finanziari e operativi, ma anche degli impatti reputazionali e della posizione competitiva dell’azienda nel contesto di un mercato sempre più sensibile alla sostenibilità e alla responsabilità sociale d’impresa.

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*Dario Lenarduzzi, Partner – Studio Alcor Commercialisti



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