L’Idf non si ritira dal Libano. A fine mese si teme una nuova guerra

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 










Secondo gli accordi sottoscritti da Israele e Libano, madrina la comunità internazionale guidata da Stati Uniti e Francia, il 18 febbraio l’IDF avrebbe dovuto ritirarsi definitivamente dal sud del Paese e lasciare la sorveglianza dell’area all’esercito regolare libanese, con Hezbollah che avrebbe sgomberato la fascia di confine. Quest’ultima data era il termine del  prolungamento della tregua raggiunta il 27 novembre 2024 e scaduta due mesi dopo. Era stato infatti stabilito un ulteriore “periodo di tolleranza” entro il quale IDF avrebbe dovuto lasciare il Libano.


Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

In realtà alcuni giorni prima del 18 febbraio Israele ha annunciato che avrebbe mantenuto, con l’autorizzazione degli Stati Uniti, almeno cinque postazioni di IDF in altrettanti luoghi strategici del Paese dei Cedri anche dopo la data prevista per il ritiro, e così è stato. A partire da ovest presidi a Labboune, Jabal Blat, Jal al Deir, sulla strada tra Markaba e Houla e sulla collina di Hamamès  permettono ai militari israeliani di avere il controllo dei 130 km del confine,  fino alla Siria. Secondo le autorità israeliane il mantenimento delle postazioni in Libano servirebbe a proteggere da eventuali attacchi di Hezbollah il rientro in Galilea dei circa sessantamila sfollati previsto a partire dal 1° marzo, ma non è stata annunciata alcuna data per il ritiro definitivo di uomini e mezzi dal territorio libanese.


Di certo si sa che il 19 febbraio un drone israeliano ha colpito il villaggio frontaliero di Aita el Chaab uccidendo almeno una persona, mentre l’Idf effettuava un’incursione contro alcune abitazioni nei dintorni di Sheba e feriva una persona in un attacco sulle rive del fiume Wazzani. Allo spirare della tregua, inoltre, alcuni cittadini israeliani ultraortodossi hanno tentato di penetrare in Libano, ufficialmente alla ricerca della tomba del rabbino Rav Ashi, situata lungo il confine.


Attività militari da parte dell’Idf non sono mancate nemmeno durante il precedente  “periodo di tolleranza”, tanto che il 4 febbraio il governo libanese ha inviato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU l’ennesima denuncia contro Israele lamentandone le operazioni militari in violazione del Cessate il fuoco. Dall’entrata in vigore della tregua il 27 novembre 2024, si legge nella denuncia, IDF avrebbe ucciso in attacchi aerei e terrestri nel sud del Libano almeno una trentina di persone e ne avrebbe ferite 124, tra cui operatori della stampa e soldati dell’esercito libanese. Incalcolabili i danni a infrastrutture, luoghi di culto, edifici pubblici ed abitazioni private, all’allevamento e all’agricoltura prodotti dall’esercito israeliano nella regione, al punto che i contorni ne sono usciti ridisegnati.


Tuttavia i richiami da parte libanese risultano al solito troppo deboli per essere ascoltati; il neoeletto Primo Ministro Nawaf Salam è sì riuscito a formare un nuovo governo in meno di un mese dalla sua nomina, ma più che alzare la voce contro le gravi violazioni della sovranità territoriale in corso nel Paese si è dedicato ad imbonire i connazionali stremati promettendo riforme e una pronta ricostruzione, peraltro impossibile finché Israele non lascerà definitivamente il Libano. Da parte sua, il fresco Presidente della Repubblica Joseph Aoun ha recentemente ribadito “la neutralità” del Libano sullo scacchiere internazionale. Mentre la stampa italiana si sofferma su particolari quali il numero di donne ministro del governo Salam (per la cronaca, cinque), nel Libano del post tregua si teme il ritorno delle ostilità tra Israele ed Hezbollah. La formazione sciita, infatti, pesantemente ridimensionata dal conflitto e minoritaria nel nuovo governo (solo due i ministri appannaggio del braccio politico di Hezbollah, salute pubblica e lavoro) non si dà per vinta. Il giorno di san Valentino il vice comandante del corpo di pace Unifil, il nepalese Maggiore Generale Chok Bahadur Dhaka, è stato ferito da manifestanti pro Hezbollah in un attacco al suo veicolo nei pressi dell’areoporto di Beirut. L’esercito libanese non è riuscito a contenere i manifestanti, che protestavano contro il divieto di atterraggio in Libano imposto ad un aereo iraniano, né a prevenire l’attacco.


Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Domenica 23 febbraio è prevista allo stadio di Beirut la cerimonia funebre del “martire” Hassan Nasrallah, storico segretario della milizia sciita ucciso da Israele il 27 settembre scorso. Sarà un’occasione per mostrare al mondo uomini, mezzi e intenzioni e misurare il residuo gradimento di Hezbollah sull’opinione pubblica libanese. Sempre che Israele, ed è un timore che serpeggia sotto traccia, non colga l’occasione per intervenire e guastare definitivamente la festa.




Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link