il sondaggio svela l’intolleranza di sinistra

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Il Corriere della Sera pubblica una ricerca o sondaggio per testare la tolleranza politica e, sorpresa? I più fondamentalisti sono quelli di sinistra nelle diverse componenti, su tutti i piddini che alla prospettiva di un legame parentale con qualcuno di opinioni divergenti o opposte reagiscono con totale indisponibilità: da fortemente contrario ad oltre, forse con reazioni da Hamas.

La fazione più violenta è il partito di Salis, Soumahoro e Mimmo Lucano, vale a dire l’articolazione piddina dei centri sociali, dell’estremismo ideologico con la foglia di fico ambientalista. Osteggiare, proibire una relazione di un figlio con chi, per dire, vota a destra? Sembra roba da “Mondo Piccolo”, salvo che, in quel caso, l’intelligenza finiva per avere la meglio e si potevano avere strampalati e magnifici matrimoni tra l’estrema destra e l’estrema sinistra, officiati dalla chiesa rude e accogliente di don Camillo, cui, a conti fatti, l’oltranzismo dal volto umano di Peppone non si opponeva. Ma la realtà è diversa e dice di un razzismo ancora acceso, invincibile e proprio tra i fautori del frittomisto etnico o sessuale.

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Sa un po’ di pellicola conformista borghese anni ’70, il disprezzo problematico per cui “in casa nostra non si entra”, e le case erano di quelli nati bene e vissuti meglio, aperti a parole, aggressivi e meschini alla prova dei fatti. È la koiné che si protegge, oggi come allora, si nomina, si liscia, è l’amichettismo che si risolve nei buoni affari, nelle rendite di posizione; ed è il sempiterno “meglio frocio che fascio”, anche se oggi non si può più dire per la prima parte, il woke ad uso e consumo delle classi emerse e sedicenti intellettuali ha un curioso concetto della tolleranza censoria: ha rimosso tutti i termini e gli epiteti che le parevano razzisti, ha proibito l’ironia e il sollazzo, è arrivata a negare le distinzioni naturali: l’unico appellativo cui non rinuncia è il vecchio “fascista” omnibus, utile a sprangare, non solo a parole, quanti in fama di eresia. “Come reagirebbe se suo figlio/a (perché al Corriere sul perbenismo lessicale non transigono…) avesse una relazione sentimentale con una persona che vota per il partito da lei più distante?”. E fioccano gli anatemi, da moderatamente a molto contrario che poi vuol dire in casa mia un fascio non entra.

Intendiamoci, riserve e diffidenze anche stupide non mancano a destra: sono solo meno pronunciate, meno isteriche a giudicare dal sondaggio. Ma ci sono, e un po’ per la naturale tendenza umana a trovarsi fra simili, e un po’ per la sciagurata tradizione italiana per cui è utopistico aspettarsi il rispetto delle libertà fondamentali in un Paese dove tutte le componenti politiche, da sinistra a destra passando per la militanza cattolica, discendono da retaggi autoritari e totalitari. La lunga, estenuante stagione del terrorismo italiano, manovrata e fomentata fin che si vuole, ha potuto durare 15 anni a furia di violenza diffusa anzitutto perché la prateria era fertile, era infiammabile. Pochi a consigliare dialogo e moderazione, quasi tutti sulle barricate del pensiero irrazionale e fondamentalista, paranoico, folle.

Uccidono nel 1976 il procuratore di Genova, Francesco Coco, e il figlio Massimo, a scuola, si trova sul banco i bigliettini anonimi di giubilo, deve misurarsi col sarcasmo sciacallesco dei compagni e perfino dei professori. Quando, dopo una orrenda agonia di 40 giorni, il giovane di destra Sergio Ramelli spira, massacrato da un commando di esagitati della facoltà di Medicina alla Statale che gli hanno scoperchiato la scatola cranica in un agguato, il consiglio comunale reagisce alla notizia della morte alzandosi in piedi in un lungo applauso, e Adriano Sofri rivendica la faccenda da un punto di vista morale. Lo stesso era accaduto per il commissario Calabresi, per il rogo in cui vengono bruciati vivi i due fratelli Mattei, per innumerevoli altri. La sensibilità insensibile italiana, forsennata, feroce, ha potuto mantenere l’odio attivo per una stagione allucinante, destinata a riverberarsi all’infinito perché c’è una percezione che in Italia è sempre mancata è quella schiettamente libertaria, autenticamente tollerante e questa cultura repressiva è l’unica cosa che davvero mette d’accordo tutti una volta assurti al potere, da quello verticistico a quello diffuso, reticolare.

Perché il Corriere pubblica questa ricerca affidata alla Bocconi con SWG? Sbaglieremo, ma l’intento ci sembra evidente: serrare le fila, dimostrare che a sinistra l’intransigenza è ancora viva, operante, insomma: contarsi, riconoscersi e fare blocco. Come una chiamata alle armi, qui chi vota i puzzoni del nuovo potere destroide non entra, qui non passa. Il che è una conferma, non una notizia, anche se si può leggere in doppio senso: nell’opportunismo strategico della sinistra falsamente dialogante ma sempre pronta a ritrovarsi nel razzismo mentale, così come nel moralismo opportunistico per cui un porco fascista va sempre odiato, a tempo debito fatto fuori, non prima però di averci ricavato la possibilità di un potere spartito o almeno sottopotere, quello che un tempo si chiamava consociativismo, larghe intese, e che alla fine è sempre la solita vecchia spartizione indecente.

Max Del Papa, 22 febbraio 2025

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