Le condizioni di Papa Francesco si sono aggravate: “Crisi respiratoria e anemia, necessari trasfusioni e ossigeno. Prognosi riservata”

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Le condizioni di Papa Francesco sono peggiorate. Dopo aver passato una notte serena, nella mattinata di sabato il quadro clinico si è improvvisamente aggravato, come ha ricostruito nel suo bollettino la Sala stampa vaticana. Il pontefice, ricoverato da 9 giorni al Policlinico Gemelli, ha avuto una crisi respiratoria anche piuttosto lunga che ha reso necessaria l’applicazione dell’ossigeno. I successivi esami del sangue hanno evidenziato una piastrinopenia, aggiungono dalla Santa Sede, e in questo caso i medici hanno dovuto decidere per una trasfusione. Papa Bergoglio è rimasto sempre vigile, dice ancora il bollettino, e ha trascorso anche la giornata di oggi in poltrona “anche se più sofferente rispetto a ieri”. La prognosi, confermano i medici, è riservata. “Le condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo” sottolinea il bollettino, facendo riferimento alla conferenza stampa tenuta al Gemelli da Sergio Alfieri e Luigi Carbone, i due professori che guidano le equipe che assistono il pontefice. “Il Papa non è fuori pericolo” e tutte le strade sono aperte, anche se al momento attuale “non è in pericolo di vita”, avevano detto venerdì. Peraltro avevano sottolineato che Francesco deve ancora superare la fase dell’infezione e che la situazione resta delicata. “Sa che la situazione è grave” e “ha sempre voluto che dicessimo la verità”, avevano detto i medici parlando con i giornalisti.

Oggi a parlare in un’intervista al Corriere della Sera era stato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, il quale aveva respinto come “inutili speculazioni” tutte le ipotesi sulle possibili dimissioni del Papa in questo momento difficile. “Ora stiamo pensando alla salute del Santo Padre, alla sua ripresa, al suo ritorno in Vaticano: queste sono le uniche cose che contano”. In questi giorni si sono diffuse notizie false e allarmi, si torna a parlare di “corvi” intorno al Vaticano, è stato chiesto a Parolin. “Sinceramente, devo dire che non conosco se ci sono manovre del genere e cerco, in ogni caso, di restarne fuori – sottolinea -. D’altra parte, penso sia abbastanza normale che in queste situazioni si possano diffondere voci incontrollate o venga pronunciato qualche commento fuori luogo: non è certo la prima volta che accade. Non credo però che ci sia alcun movimento particolare, e finora non ho sentito niente del genere”.

Come avvenuto già domenica scorsa, anche domani l’Angelus sarà diffuso solo in forma scritta, mentre sarà sua anche l’omelia della messa delle 9 nella Basilica Vaticana in occasione del Giubileo dei Diaconi. Quest’ultima sarà letta dal celebrante delegato da Francesco, l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e organizzatore vaticano dell’Anno Santo per conto del Pontefice.

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Anche oggi sul piazzale dell’ingresso del Policlinico Gemelli si sono alternati i fedeli che davanti alla statua di Giovanni Paolo II hanno rivolto un pensiero e una preghiera al Papa. C’è chi, tra i pazienti e i pellegrini, sperava che il Pontefice riuscisse ad affacciarsi per l’Angelus domenicale. Come Cinzia, intercettata dall’agenzia Ansa: “Domenica scorsa, a mezzogiorno, mi sono messa qui ad aspettarlo. L’importante però è che possa presto riprendersi”. Suo marito è ricoverato al Gemelli e ha rivolto a Bergoglio “tantissime preghiere”. “È difficile trovare papi così”, dice.
Speranzoso era anche un giovane che nel pomeriggio ha stretto il suo rosario tra le mani e con il viso rivolto verso il monumento a Karol Wojtyla ha recitato alcuni Ave Maria per Francesco. “Mi sarebbe piaciuto vederlo affacciato, ma capisco non possa prendere freddo. Domani non è previsto nemmeno bel tempo”, commenta. Per lui che ha 31 anni ed è al Gemelli soltanto per una preghiera è importante che il Papa possa riprendersi “non tanto per il Giubileo – dice – anche se i pellegrini vorranno vederlo a San Pietro, ma è necessario sia la guida nel cammino sinodale. Ringrazio il Signore per la sua dolcezza”. All’ingresso del Policlinico l’Ansa ha trovato anche Roberto, un ragazzo in viaggio per l’Europa e che in questi giorni è a Roma anche per il Giubileo. Viene dall’Argentina, proprio come papa Francesco e come suggerisce la maglia della nazionale di calcio che indossa, a strisce bianche e azzurre. Bergoglio “è l’orgoglio più grande che noi argentini possiamo avere, come Messi e Maradona“, dice.

Anche in Argentina proseguono le preghiere per la salute del Papa e la maggior parte delle iniziative riguardano principalmente i quartieri più poveri di Buenos Aires, le cosiddette villas miserias dove operano i curas villeros, i preti dei poveri e dove il ricordo del sostegno e delle frequenti visite dell’allora vescovo Jorge Bergoglio è ancora vivo. E’ questo il caso della parrocchia della Vergine di Caacupé della villa 21-24, una delle baraccopoli più popolate del sud di Buenos Aires e cresciuta a ridosso del Riachuelo, uno dei corsi d’acqua più inquinati del Sudamerica. A celebrare venerdì l’ultima messa del triduo di preghiere convocato dalla Conferenza episcopale argentina è il nuovo parroco, Jesús Carides, 30 anni, anche lui nato e cresciuto nelle villas miserias. “Sono entrato in seminario il giorno che Bergoglio è diventato papa”, racconta all’Ansa. “E’ riuscito a rendere la Chiesa più vicina alla gente, a farla uscire dal Tempio” dice. Durante la messa padre Jesús ha quindi invitato i fedeli a riunirsi di nuovo lunedì per una grande messa di tutta la comunità dell’arcidiocesi di Buenos Aires nella piazza di fronte alla grande stazione di Constitución.

Ancora in queste ore – nonostante siano molto difficili – Francesco ha continuato le sue attività di governo. La sala stampa della Santa Sede ha riportato diverse nomine come quella del cardinale Kazimierz Nycz, arcivescovo emerito di Varsavia, come suo inviato speciale alle celebrazioni del millesimo anniversario dell’incoronazione di Re Boleslaw Chrobry, che si terranno a Gniezno il 26 e il 27 aprile, quella di monsignor André Gueye come arcivescovo di Dakar, quella di monsignor José Adolfo Larregain come arcivescovo metropolitana di Corrientes, in Argentina.



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