il trionfo del grottesco sul palcoscenico dove si celebra il (post) Fascismo made by Trump

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Con il braccio destro teso all’orizzonte Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump e volto dell’estrema destra americana, ha concluso il suo intervento  alla Conservative Political Action Conference (CPAC), suscitando successive polemiche tra coloro che – giustamente – hanno interpretato il gesto come saluto  fascista o nazista. Un saluto che, al di là delle smentite (“Era solo un saluto alla folla”), sembra aver sancito un inquietante disgelo tra le frange più estreme del conservatorismo globale e figure come Elon Musk, da Bannon stesso definito in passato “parassita straniero”.

La convention, nata in era reaganiana per aggregare al GOP la destra estremista e oggi trasformatasi in un festival del trumpismo, ha visto fin dalle prime ore tensioni e simbolismi divisivi. L’intervento di Bannon, culminato con l’invito ai sostenitori MAGA a “innestare le baionette” e a “non retrocedere”, è stato accompagnato dalla celebrazione di Kash Patel, nuovo capo dell’FBI, che dal podcast War Room ha promesso di “stanare cospiratori nei media e nella magistratura”. Una retorica che riflette il Project 2025, piano neoconservatore per smantellare il “Deep State” e sostituirlo con persone e strutture al servizio non della nazione ma dell’amministrazione al potere, che in questo momento Musk e i suoi “sgherri” stanno mettendo in atto con pochi ostacoli e senza scrupoli, ignorando leggi e garanzie costituzionali.

Non tutti, però, hanno accettato la linea del nuovo sceriffo che si è insediato a Washington. Jordan Bardella, leader del francese Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen che in teoria è più a destra di Fratelli d’Italia, ha annullato la sua partecipazione definendo il gesto di Bannon «improprio e riferibile all’ideologia nazista». Una presa di distanza che ha scatenato la reazione sprezzante dell’estremista americano: «Se si fa la pipì addosso come un ragazzino, non guiderà mai la Francia».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Bardella avrebbe dovuto parlare alla conferenza dei legami tra Stati Uniti e Francia e dello “slancio” che stanno raccogliendo i “partiti patriottici” in Europa. Nonostante siano parte dello stesso gruppo in Europa, lo spagnolo Santiago Abascal, leader di Vox, non ha invece disdetto il suo intervento che in Agenda continua ad esser programmato per oggi. Abascal parlerà come presidente dei Patrioti per l’Europa.

Il CPAC ha accolto a braccia aperte, oltre che tese, il presidente argentino Javier Milei, omaggiato con una motosega simbolo della sua crociata anti-stato, l’ex premier britannica Liz Truss e Eduardo Bolsonaro, figlio dell’ex presidente brasiliano. Una galleria di personaggi che conferma la trasformazione dell’evento in una “Sanremo del post-fascismo”, dove il grottesco diventa dialettica politica.

Ad ulteriore riprova il taglio dato alla convention, una miscela tra comizio politico e raduno religioso, che ha visto alternarsi sul palco telepredicatori, sceriffi, suprematisti e tecnocrati, tutti uniti sotto l’egida della golden age trumpiana, definita dal pastore Joshua Naverrete come “l’età aurea della decostruzione democratica”. Tra gli interventi più applauditi, quello del senatore J.D. Vance, acclamato per la sua “lezione di Monaco” agli europei sulla difesa dei confini, e quello di Alina Habba, avvocata di Trump, che ha esultato per il licenziamento di oltre 200.000 dipendenti pubblici.

Il messaggio è chiaro: ciò che fino a due anni fa era considerato estremismo eccentrico oggi guida gli Stati Uniti in quello che ormai è un evidente cambio di regime, in pratica un colpo di Stato senza far ricorso alla violenza.

Con scenografie kitsch (come il ritratto gigante di Musk nel ruolo del “Dogefather”) e un linguaggio sempre più ostile verso istituzioni e media, la CPAC 2024 conferma una deriva in cui la provocazione si fonde con la minaccia reale. La standing ovation a Patel e i panel su come “mettere in riga” i sindaci ribelli rivelano un’agenda che non può essere interpretata diversamente dall’instaurazione di un regime (post) fascista.

Mentre Elon Musk, tra cappellino da baseball e occhiali scuri, declamava frasi sconnesse sul futuro delle criptovalute, e i sostenitori di Trump 2028 pianificavano un terzo mandato, rimane comunque un interrogativo a cui non è stata data ancora risposta: quando e come la società civile americana, e quella globale, deciderà di opporsi a questa normalizzazione di stampo fascista? 

Di certo non lo farà l’Italia. Infatti la premier Meloni, da remoto (non si sa se in videoconferenza o con un messaggio registrato), non rinuncerà a parlare oggi (dopo le 19 ora italiana) in uno degli ultimi interventi della Conferenza.

Evidentemente con i (post) fascisti e i (post) nazisti si trova perfettamente a suo agio. Invece non lo è più nel sostenere Zelensky e l’Ucraina, così come il Canada che da gennaio ha avuto in dote la presidenza del G7. Meloni, il 24 febbraio, non andrà stavolta in Ucraina in occasione del terzo anniversario dell’invasione russa e non parteciperà neppure alla videoconferenza dei Leader del G7 prevista per la stessa data. Il motivo?  La colazione da lei offerta allo Sceicco Mohammed bin Zayed e con il suo successivo intervento al Business Forum italo-emiratino, nell’ambito della visita di Stato in Italia del Presidente degli Emirati Arabi Uniti, da lungo tempo programmata.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

La ipersovranista de noantri si è vestita a stelle e strisce ed è già agli ordini di Trump, fedele a servire il nuovo padrone.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link