A Savona presentato il libro scritto dal generale dei carabinieri e dalla saggista Anna Vinci. Repici: “Questo volume è un esercizio di parresia”
“La strategia parallela continua tuttora e l’art. 31 del Ddl sicurezza è proprio una sua prosecuzione”. A dirlo è il generale dei carabinieri (oggi in pensione) Michele Riccio, co-autore, insieme alla scrittrice Anna Vinci, del libro “La strategia parallela – Il progetto occulto di assalto alla Repubblica” (Zolfo editore), presentato ieri alla Sala Rossa del Palazzo Comunale di Savona insieme all’avvocato Fabio Repici, al coordinatore Nazionale delle Agende Rosse Angelo Garavaglia Fragetta e al caporedattore di ANTIMAFIADuemila Aaron Pettinari (presenti anche l’assessora Gabriella Branca e il Sindaco Marco Russo per saluti istituzionali). Il colonnello, rispondendo alle domande del coordinatore senese delle Agende Rosse Giuseppe Galasso, ha descritto quella che ritiene essere stata l’ombra che ha condizionato le indagini più importanti che condusse durante i suoi trent’anni di carriera, da quella riguardante le bombe di Savona a quelle su Cosa nostra, nel periodo in cui, in Sicilia, seguiva il confidente Luigi Ilardo (assassinato a Catania il 10 maggio 1996 prima di diventare ufficialmente collaboratore di giustizia). “La strategia parallela era un progetto nato subito dopo la seconda guerra mondiale. I vincitori, in primis gli americani, hanno attuato una strategia in chiave anti-comunista, subito dopo il suo scopo fu mantenere l’influenza sul paese”, ha spiegato. “Questa strategia si attuò seguendo un doppio binario, uno legale, buonista con la faccia pulita, e uno coperto, occulto, pronto a intervenire o a indirizzare. Nel libro abbiamo indicato determinati episodi che unendoli alla fine ci si accorge dell’esistenza di una struttura che si è inserita nei corpi dello Stato, grazie anche ad ambienti della massoneria deviata, e hanno cominciato a manipolare e indirizzare determinate azioni attribuendole prima a frustrazioni di militari, scontenti dello Stato, poi hanno iniziato ad accreditarle a gruppi terroristici e infine alla criminalità organizzata di stampo mafioso”.
“Per cui c’è stata una scadenza sulla tempistica di questa strategia che – ha avvertito Riccio – tuttora continua”. Il riferimento, come detto, è all’art. 31 del Ddl sicurezza, a cui si è dato molto spazio nella serata, con cui il governo intende sbrigliare i servizi segreti in attività di spionaggio anche ai limiti della costituzionalità con l’unica limitazione che ne sia informato il capo del governo, come hanno allertato i familiari delle vittime di mafia e terrorismo il mese scorso.
Che la strategia parallela sia ancora in attivo ne è convinto anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, intervenuto all’evento ma in streaming per via delle sue condizioni di salute. “Questo è un momento grave per il nostro paese. L’azione del nostro governo, attraverso le riforme, sta cercando di snaturare e debilitare la costituzione”, ha affermato Borsellino. “Quell’art. 31 del Ddl Sicurezza stabilisce che tutto quello che è stato fatto in maniera sotterranea dai servizi potrà essere fatto in maniera non perseguibile e anzi addirittura autorizzata dalle leggi. Nel contempo si sta svolgendo un’azione di mistificazione del messaggio di mio fratello, addirittura appropriandosi del suo ricordo e addirittura utilizzandolo come ispiratore di quello che sta succedendo da parte del capo del Governo. E tutto questo purtroppo avallato anche da una parte della mia famiglia”. Un allarme sul Ddl sicurezza l’ha lanciato anche Angelo Garavaglia, che durante il dibattito ha approfondito la vicenda della trattativa Stato-mafia, del mancato arresto di Bernardo Provenzano e di Nitto Santapaola e della mancata perquisizione del covo di Totò Riina. Scandali che ancora oggi non hanno risposta e che rientrano in quella strategia parallela di cui parla Riccio nel suo libro. Un volume di fondamentale importanza, secondo Fabio Repici, legale di numerosi familiari di vittime di mafia, che “ha il pregio della parola vera, cosa tremendamente fuori moda in questo momento in cui il racconto pubblico delle cose coincide con la falsificazione pubblica della storia”.
“Questo libro è un esercizio di parresia”, l’ha descritto l’avvocato. “In centinaia di pagine vengono raccontate storie che hanno toccato in concreto la vita di tanti cittadini del Paese”, ha aggiunto. “Strategia parallela”, infatti, svela gli intrecci oscuri tra mafia, massoneria e servizi segreti deviati italiani attraverso la testimonianza diretta di Riccio, raccolta dall’abile penna di Anna Vinci, che ha raccolto, su carta, ricordi, esperienze e sofferenze di un servitore dello Stato che ha dovuto pagare con l’isolamento (e persino con false accuse) i suoi sforzi nell’accertamento della verità e della giustizia. “Purtroppo in questa Repubblica spesso è dovuto capitare che chi cercava di fare le cose giuste nell’interesse di tutti i cittadini doveva pagare”, ha ricordato Repici. Una storia non così differente da quella di Tina Anselmi, anche lei servitore dello Stato da parlamentare e ministra (nonché presidente della Commissione d’inchiesta sulla P2). Anna Vinci, che oltre ad essere sua biografa fu anche amica stretta della partigiana, ha colto proprio questa similitudine tra i due. “Tina Anselmi mi fa pensare a Michele in quanto si trovavano nel luogo di massimo potere, una parlamentare e ministra, e l’altro generale dell’arma dei carabinieri. Entrambi in rapporto con questa strategia parallela che avanzava che sempre più diventava virulenta”, ha spiegato l’autrice.
“Queste due persone hanno combattuto per uno Stato che non voleva essere difeso. Attraverso Michele ho vissuto la sua sofferenza e la sua solitudine. Entrambi – ha affermato la saggista – hanno scritto appunti, hanno lasciato tracce perché sanno che l’oralità è ciò che vuole la strategia parallela”.
La trasmissione della storia e della verità è fondamentale per scardinare le storture del potere. “Se non comprendiamo cosa è avvenuto non possiamo comprendere cosa accade oggi”, ha dichiarato Pettinari. Proprio sul punto, il giornalista si è domandato se la strategia parallela sia tramontata. “Se io penso alla P2 e al piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli si inseriva anche il progetto di controllo dell’informazione o la separazione delle carriere. Entrambi temi di cui si sta discutendo oggi”, ha ricordato Pettinari. “Per questo dico che la strategia parallela continua ancora oggi”. Su questo aspetto, anche il caporedattore di ANTIMAFIADuemila ha condannato duramente il Ddl sicurezza e in particolare l’art.3 “che conferisce poteri speciali ai servizi segreti di poter commettere, in via legale, quello che fino a ieri facevano in via legale”. E ancora. “La strategia parallela colpisce in tanti modi, quello del controllo dell’informazione è uno dei tanti. Non siamo un paese con un’informazione libera e indipendente, le tre reti della Tv di Stato vengono suddivise in Parlamento dalle forze politiche. Quasi tutti i giornali hanno un editore politicizzato”. Oggi, ha rammentato Pettinari al pubblico, “viene minato l’art.21 della Costituzione che è il diritto al cittadino di informare ed essere informati, per esempio con la legge di presunzione di innocenza e la legge sul diritto all’oblio. Qualcuno vuole che i cittadini siano ignoranti e che non conoscano il passato e quindi – ha concluso – il nostro presente”.
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