La tragicomica vicenda dell’Acr Messina (e che evoluzione avrà)

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MESSINA. In perfetto stile Messina calcio, anche l’ultima puntata dell’epopea Acr, e cioè il passaggio della società dalla famiglia Sciotto al gruppo lussemburghese Aad Invest, rappresentato dall’amministratore delegato Doudou Cissè, si sta rivelando una tragicommedia. I nuovi proprietari della società di calcio (con l’80% delle quote, il 20% è rimasto in mano a Sciotto) il 17 febbraio non hanno pagato i contributi previdenziali, poco più di un centinaio di migliaia di euro, entro il termine previsto (lamentando un “problema amministrativo”), e il 20 febbraio non ha rispettato la prima scadenza di un milione e 250mila euro da versare a Sciotto per l’acquisizione del club (la seconda è prevista il 20 marzo). Nel frattempo, il presidente Stefano Alaimo (in quota Aad invest) che avrebbe dovuto spiegare cosa è successo, ha lamentato un attacco febbrile il 18 febbraio e da allora non si è più visto nè sentito.

Il risultato è una penalizzazione certa (resta da stabilire di quanti punti), che affossa ulteriormente la già precaria posizione di classifica del club, e getta una forte incertezza sul futuro della società, che in caso di mancato pagamento potrebbe ritornare in mano a Pietro Sciotto: che di riprendere la società, dopo averla venduta dopo otto anni di presidenza, non sembra averne alcuna intenzione.

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Il comune di Messina, ritrovatosi col cerino in mano, ha lanciato la proposta di una sottoscrizione: “Abbiamo oggi l’esigenza di trovare soluzioni per evitare che il mancato pagamento delle spettanze contributive porti a una penalizzazione pesante per la squadra. L’obiettivo è mantenere il Messina nella categoria in cui milita, garantendo un futuro sportivo dignitoso. Se la società riuscisse a versare l’importo necessario in tempi brevi, ci sarebbe la concreta possibilità di evitare conseguenze irreparabili per la classifica. Per questo, si è deciso di lanciare un appello pubblico. In un momento così delicato, è necessario che le forze imprenditoriali si uniscano per garantire un supporto concreto”, ha scritto il sindaco Federico Basile in un comunicato. A formalizzare la raccolta fondi ci ha pensato l’assessore allo Sport Massimo Finocchiaro, anche lui in un post, con le coordinate bancarie per la sottoscrizione direttamente nel conto dell’Acr Messina (presso un istituto bancario con sede ancora a Milazzo, segno che l’interesse dei nuovi proprietari è sempre stato prossimo allo zero).

Aad invest ha spiegato, nel comunicato in cui ammetteva il mancato pagamento dei contributi previdenziali, di aver saldato le spettanze di calciatori, staff e fornitori: Cissè aveva parlato, nella sua conferenza stampa di presentazione a Messina, di 1,5 milioni di euro, e si era impegnato a saldarli. Il risultato è che tutti, dai testimonial (l’ex calciatore francese Brahim Thiam) ai consulenti (il commercialista messinese Francesco La Fauci) hanno preso le distanze dal gruppo lussemburghese. Nel frattempo la squadra, pur senza prospettive certe per il futuro, scende in campo a lottare.

Cosa ne sarà della società? Le prospettive non sono rosee: l’Acr Messina è oggi un “assett” dal valore praticamente nullo: settore giovanile, stadio e centro sportivo, cioè le fondamenta a partire dalle quali si costruisce la solidità (anche finanziaria) di una società, sono pressochè assenti, e l’unica liquidità sono gli incassi degli eroici tifosi che nonostante due decenni di umiliazioni, ancora vanno allo stadio a sostenere la maglia del cuore (e qualcosa di cotributi da parte degli organismi federali). Per una società in queste condizioni, Sciotto chiede due milioni e mezzo di euro, debiti esclusi (che sono di un altro milione e mezzo, a cui vanno sottratti quelli eventualmente saldati da Aad invest): che qualcuno voglia accollarsi l’acquisto è una circostanza estremamente improbabile.

Un’ipotesi molto concreta, date le circostanze attuali, è che il club termini la stagione navigando a vista, senza una proprietà che abbia interesse, sommersa dai debiti e con un valore prossimo allo zero. Il che vorrebbe dire la fine del calcio in città, dato che un club in queste condizioni non è appetibile per nessuno. Altrimenti c’è la possibilità di una ripartenza, con una società nuova, senza debiti e con un piano di crescita pluriennale credibile, dall’Eccellenza. Che sembra la situazione più probabile. E forse anche la migliore.



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