«Il 2024 è stato l’anno della normalizzazione dopo la pandemia e le fiammate inflazionistiche dovute alla guerra in Ucraina. Il fatturato è tornato a crescere e questo nonostante ci siano ancora fattori esterni che continuano a pesare sul portafogli e sulle abitudini dei consumatori. Senza considerare che la burocrazia oggi è sempre più complessa. Prendiamo ad esempio il punto vendita inaugurato ad Abano lo scorso anno. Il terreno l’avevamo acquistato nel 2003, oltre ventuno anni fa. Un’era geologica per un mercato che ormai cambia ogni sei mesi».
Gianni Canella è presidente di Alì, la società che gestisce i 118 supermercati del gruppo padovano tra il Veneto e l’Emilia Romagna. Un colosso della grande distribuzione che dà lavoro a quasi 4.900 dipendenti e che nel 2024 ha registrato un aumento dell’1,5% del fatturato rispetto al miliardo e 400 milioni del 2023.
Numeri tornati a crescere dopo le difficoltà del 2022. Cosa accadde?
«Per proteggere la clientela decidemmo di assorbire una parte degli aumenti dei prezzi causati dall’inflazione. È stato il bilancio più brutto della nostra storia, ma siamo anche riusciti a difendere le quote di mercato meglio della media».
Con il Covid i supermercati sono diventati un importante presidio territoriale e un’antenna per quanto riguarda le abitudini dei consumatori. Dal vostro osservatorio cosa emerge?
«Soprattutto dopo il 2022 i clienti hanno cambiato il modo di fare la spesa, spendendo meno ma venendo più volte nel punto vendita. Chiedono più convenienza perché oggi c’è più consapevolezza e attenzione al risparmio. Anche perché sono aumentati i prezzi in quasi tutti i settori. Va detto però che negli anni passati qualcuno forse ne ha approfittato perché se è vero che l’energia era aumentata del 10% in alcuni casi i prezzi aumentavano però del 20%».
I conti sono tornati a crescere, per il 2025 avete in programma nuove aperture o acquisizioni?
«Nel 2024 siamo cresciuti dell’1,5% in linea con il 2023. Abbiamo aperto due punti vendita ad Abano e Vicenza e nel 2025 apriremo a Trebaseleghe. Gli altri sono in costruzione e apriranno a partire dal 2026. Le aziende della grande distribuzione sono obbligate a crescere. Tra Veneto ed Emilia Romagna abbiamo 118 punti vendita tra le provincie di Padova, Venezia, Vicenza, Rovigo, Treviso, Ferrara e Bologna. Mediamente programmiamo di aprire due supermercati all’anno che sono tutti di proprietà e raramente procediamo per acquisizioni. La nostra logica poi è quella di servire tutti i punti vendita, tutti i giorni, con prodotti freschi. Per cui non possiamo andare oltre un raggio di 150 chilometri dalla nostra sede a Camin».
La programmazione dunque è fondamentale. Ma come si concilia con una burocrazia che richiede tempi molto lunghi?
«Gli adempimenti richiesti sono sempre più complessi. Ricordo sempre quanto diceva Bernardo Caprotti, ossia che il tempo di realizzo medio per un punto vendita è di dodici anni, dall’acquisizione del terreno all’apertura del supermercato. Una tempistica folle soprattutto in un mercato che cambia ogni sei mesi. Ma a volte dodici anni possono essere anche pochi. Ad Abano ad esempio abbiamo aperto lo scorso settembre. Il terreno lo avevamo acquistato nel 2003, oltre ventuno anni fa. Il terreno a Cadoneghe era stato acquistato addirittura in lire. Programmare con questi tempi diventa un’impresa impossibile».
«Il progetto di Abano era stato pensato nel 2004 quando era tutto diverso. Dal mercato ai materiali. E infatti nel 2020 abbiamo bloccato tutto e rifatto completamente la progettazione degli interni per offrire ai nostri clienti un luogo al passo con i tempi. Fino a qualche anno fa la pianificazione era a cinque anni, poi è passata a tre e oggi è a uno. E forse non basta».
«Come dicevo il mercato ormai cambia ogni sei mesi. In Alì quotidianamente monitoriamo il comportamento della clientela e quando realizziamo un punto vendita cerchiamo di soddisfarne le esigenze. Se l’anno scorso era corretto mettere l’ortofrutta all’ingresso, oggi potrebbe già essere sbagliato e si deve intervenire subito. E l’anno prossimo può cambiare tutto nuovamente».
Diceva che il vostro punto vendita non può essere distante più di 150 chilometri dalla sede di Camin. Questo non è un limite per la vostra crescita?
«Prima di tutto si tratta di una scelta per offrire alla nostra clientela solamente prodotti freschi e di qualità. La logistica ricopre un ruolo sempre più importante. Noi riforniamo i negozi la sera o la mattina presto e usciamo con i camion sempre pieni. Anche per una questione di sostenibilità abbiamo comprato tre camion che vanno a gas naturale. Nel 2018 abbiamo certificato la nostra impronta e da allora lavoriamo per ridurre le nostre emissioni di anidride carbonica. Tra quella che evitiamo e quella che assorbiamo miglioriamo l’ambiente di 10.000 tonnellate».
E per quanto riguarda i punti vendita?
«Ricopriamo le superfici con tavelle fotoattive, che attirano le polveri sottili e le eliminano. Ogni 14 metri quadri è come piantare un albero. Nel 2025 avremo anche interventi di manutenzione anche per renderli sempre più sostenibili, tema al quale prestiamo grandissima attenzione. Ad esempio siamo stati i primi a mettere le porte per chiudere i banchi frigo per surgelati e latticini. All’inizio venivano percepiti come una barriera ma poi sono stati compresi, perché garantiscono una conservazione migliore e minori consumi di energia».
Avete quasi cinquemila dipendenti. In un periodo in cui è sempre più complesso trovare personale, Alì come si muove sul mercato?
«Soprattutto dopo il Covid i giovani hanno cambiato mentalità e difficilmente vogliono lavorare sabato e domenica. Quelli bravi però sanno che nel nostro gruppo c’è possibilità di crescita. Abbiamo un nostro codice etico e chi lavora con noi lo assorbe. Ci riteniamo ancora una grande famiglia e facciamo tutto quello che possiamo per i nostri collaboratori».
In Veneto la concorrenza è fortissima, quali sono i motivi?
«Il Veneto e la Toscana sono le zone più competitive d’Italia. In Veneto siamo talmente tanti che ci scontriamo tutti i giorni».
Alla vostra porta non bussano quotidianamente fondi per chiedervi se volete vendere?
«Non li riceviamo neanche. Siamo un’azienda familiare e tale vogliamo rimanere. Abbiamo valori condivisi e una missione che è quella di aiutare le persone a stare bene». —
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