Liste senza trasformisti, rinnovate e con diversi “big” fuori. Il Pd pugliese, scosso dal “caso” Amati, pone le condizioni sulle candidature in vista delle prossime Regionali, un avviso ai naviganti partito ieri pomeriggio per bocca del segretario regionale Domenico De Santis. «Chi fa parte o ha fatto parte di altri partiti, civiche o gruppi consiliari diversi dal nostro non può essere iscritto al Pd per i due anni successivi, saremo inflessibili su questo e anche sulle incompatibilità etiche e sui contributi al partito», detta la linea.
Porta sbarrata, quindi, all’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, ex Pd passato due anni fa in Azione, di cui è stato commissario regionale prima di dimettersi, e ora nuovamente tesserato con i Dem. Come un guanto di sfida, Amati si è infatti iscritto nuovamente al partito, compilando un modulo online, e abbandonando ufficialmente Azione, nonostante fosse entrato in Giunta proprio come calendiano. Una mossa letta come una provocazione dal Pd pugliese, e quello brindisino in particolare. De Santis taglia corto: non solo Amati «non può essere iscritto nel Pd» come da Statuto, ma «non potrà nemmeno essere candidato nelle nostre liste sia per ragioni statutarie che politiche». «Il Pd – aggiunge il segretario Dem – non è un autobus turistico, che si utilizza solo per essere eletti, le liste le faremo con la segreteria regionale e saremo inflessibili sulle regole del nostro statuto. Terremo l’asticella alta come ci ha chiesto Elly Schlein, la terremo alta sulla trasparenza, sull’etica, combattendo ogni trasformismo». E approfitta per inoltrare un sms a tutti coloro che in queste ore cercano un posto al sole, uno spazio nella prossima lista per le Regionali. «Le liste alle prossime regionali saranno rinnovate», dice. Un avviso non solo per Amati, evidentemente, ma anche per alcuni consiglieri regionali attuali che rischiano di non essere riconfermati. L’elenco, per ora, comprende, oltre ad Amati, Anita Maurodinoia, che ha lasciato nei giorni scorsi la maggioranza; Michele Mazzarano, anche lui in bilico; Filippo Caracciolo, a processo per corruzione e turbativa d’asta (ma le accuse potrebbero cadere in prescrizione), le cui sorti potrebbero dipendere proprio dall’esito del procedimento penale.
«Nei nostri circoli – aggiunge De Santis – nelle amministrazioni che governiamo e nella nostra scuola di formazione stiamo preparando tanti giovani ad essere la futura classe dirigente, candideremo molti di loro per farli eleggere. Il Pd non può essere uno strumento nelle mani del portatore di voti di turno, il Pd è uno strumento dei nostri iscritti, militanti ed elettori per cambiare la Puglia e il Paese. Abbiamo la responsabilità di costruire una nuova classe dirigente eleggendo tanti giovani e tante donne». Il caso Amati è un altro scossone non solo per la maggioranza ma anche per la Giunta e apre ulteriori scenari in Consiglio e nel governo (leggi il pezzo in pagina, ndr).
La replica a De Santis, comunque, non si è fatta attendere da parte dell’assessore al Bilancio: «Mi sono iscritto al Pd – riferisce – nelle forme aperte consentite dallo Statuto del Pd (online), perché non ho nulla da negoziare in cambio.
Anzi. Di solito chi “ritorna” s’iscrive dopo aver negoziato di persona qualcosa di concreto e promettente per la propria carriera. Io non ho chiesto nulla in cambio e nemmeno la ricandidatura nelle liste del Pd; l’ho fatto perché ho maturato l’idea, come ho detto subito dopo le ultime elezioni europee, che anche le posizioni di una cultura europeista, liberale e democratica possono avere casa nel Pd guidato da Elly Schlein, nella Giunta regionale presieduta da Michele Emiliano e nel futuro di questa regione guidata, come auspico, da Antonio Decaro». Di certo la mossa di Amati ha spiazzato tutti, compresi i calendiani che ieri sera cadevano dalle nuvole: «Non so nulla della sua iscrizione al Pd, quando ce lo comunicherà ne discuteremo», dice il capogruppo calendiano, Ruggiero Mennea, contattato telefonicamente dal Quotidiano.
«Non m’iscrivo al Pd per “giocare” solo nel ridotto della dimensione regionale – prosegue Amati – fatta anche di comprensibili e umanissime paure o ritorsioni. M’iscrivo al Pd per contribuire a portare in quel partito, che anni fa contribuii a fondare, la mia esperienza e la mia storia, incoraggiato da tante persone e dirigenti politici che con me hanno solidarizzato nei mesi scorsi e anche in queste ore. Persone contente nel vedere rappresentate direttamente da un esponente del Pd regionale e dal gruppo consiliare guidato con saggezza da Paolo Campo, le questioni attinenti alla immensa prospettiva della genetica medica, degli screening neonatali, degli screening per tumori della mammella, del colon e dell’utero, e delle sperimentazioni scientifiche più ardite per salvare le vite umane». E conclude con una stilettata nei confronti proprio di De Santis: «Ma c’è tanto altro, attinente al merito della politica e che servirebbe dire per catalogare una scelta, non legata a una politica fondata, dibattuta e conclusa solo attorno a meri fattori di posizionamento, come sanno tutti quelli impegnati in ruoli chiave nel duro lavoro dell’amministrare, a cominciare dal segretario regionale del Pd Domenico De Santis nel suo ruolo di vice Capo di gabinetto del presidente Emiliano. Spero che questa vicenda assuma caratteri ordinari, senza clamori da attenzione decisamente immeritati. Non ho chiesto niente e non chiedo niente perché cominciai la politica dal niente, sapendo che anche le lunghe strade prima o finiscono nel niente e resistono invece nella memoria, come cespiti di un’esperienza, solo le cose fatte per mantenere fede a un costoso dovere e non per lasciarsi accarezzare da un lucrativo calcolo».
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