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«Sento l’orgoglio di aver dato un piccolo contributo per una grande causa»: il senatore Enzo Bianco, figlio di un fasanese trasferitosi in Sicilia a seguito di un incarico pubblico, con queste parole ricorda, 25 anni dopo, la decisione di dar vita all’operazione “Primavera” quando era ministro dell’Interno nel governo guidato da Massimo D’Alema.
Senatore Bianco, come fu possibile arrivare nel giro di pochi giorni, dopo la morte di 2 finanzieri travolti da un’autovettura di contrabbandieri, a organizzare un’operazione con un così grande dispiegamento di forze?
«La mattina del 24 febbraio 2000 era il giorno del mio compleanno. Quando mi recai al ministero dell’Interno e seppi di ciò che era accaduto in Puglia nella notte precedente mi resi subito conto che era avvenuta in modo grave la mutazione genetica del contrabbando di sigarette per come l’avevo conosciuto durante le mie vacanze estive giovanili a Fasano, ospite dei miei parenti. La criminalità organizzata e mafiosa aveva ormai il controllo. Ci fu, nella decisione di mettere in campo l’operazione Primavera una componente affettiva, legata ai ricordi familiari, ma anche razionale, conscio della necessità di dare una risposta a un fenomeno che stava cambiando il volto di una terra bellissima come la Puglia».
Ci furono ostacoli nei preparativi?
«Avvisai immediatamente della mia idea di organizzare una grande operazione di ordine pubblico il presidente del Consiglio Massimo D’Alema, il quale come me conosceva la situazione perché era eletto deputato proprio in Puglia. D’Alema condivise senza riserve, anzi mi incoraggiò e informai il Quirinale. Si trattava di una operazione senza precedenti sia per la qualità che per la quantità dell’impegno da mettere in campo. Il 28 febbraio, dopo soli 4 giorni, demmo il via all’operazione Primavera».
In Puglia arrivarono 1900 unità…
«Fu un’operazione interforze, con la presenza di carabinieri del Battaglione Tuscania specializzati nei controlli nelle campagne, di finanzieri e di poliziotti. Il coordinamento fu affidato al vicecapo della Polizia, Rino Monaco, il quale già conosceva la Puglia per essere stato questore di Lecce nei primi anni Novanta, e con un generale dei carabinieri e un generale della finanza impegnati direttamente sul campo. Fu un’operazione decisa, organizzata e gestita in modo tale da dare un risposta forte e tempestiva. Nel giro di 5 mesi a rotazione furono utilizzati sul territorio 6.000 unità, il coordinamento funzionò alla perfezione. I risultati furono subito evidenti, direi eccellenti. In 15 giorni ci furono quasi 150 arresti che divennero oltre 500 nel giro di 4 mesi. Agli arresti bisogna aggiungere 200 fermi circa e una serie di sequestri di sigarette, di droga, di scafi e di attrezzature utilizzate dalla criminalità organizzata impegnata nel traffico di sigarette estere e non solo in quel traffico».
A quali altri traffici si riferisce?
«Sulle rotte del contrabbando viaggiavano anche armi, droga e clandestini. Notizie fornite dai Servizi segreti facevano riferimento al traffico di bambini che in qualche occasione venivano utilizzati per effettuare espianti di organi. Una situazione sempre più lontana dal contrabbando delle origini, quando i contrabbandieri erano pronti a consegnare il carico se venivano intercettati. I miei parenti mi raccontavano tra l’altro del trasbordo delle casse di sigarette arrivate sugli scafi blu, tra i bagnanti, nelle calette della costa tra Monopoli, Fasano e Ostuni. Luoghi che conosco bene perché sono i luoghi delle mie vacanze estive da ragazzo».
Perché fu chiamata operazione Primavera?
«Mi vennero in mente le operazioni che in ogni casa venivano effettuate, sia in Sicilia che in Puglia, in occasione delle festività pasquali e dell’arrivo della primavera. Si trattava di condurre una operazione di pulizia in senso generale per ridare al territorio la possibilità di liberarsi del cappio che la criminalità organizzata aveva imposto a una terra bellissima. Vi era anche un riferimento alla primavera come occasione per riportare la Puglia a essere un luogo in cui fosse possibile avere uno sviluppo e a una economia che non fossero condizionati o pervasi dalle attività illegali».
A distanza di 25 anni si può affermare che i risultati di quella scelta sono arrivati?
«Assolutamente. Per questo sento l’orgoglio di aver dato un piccolo contributo per una grande causa. Gli investimenti effettuati a Fasano a seguito della decisione del Consiglio comunale di quella città ad agosto del 2000, pochi mesi dopo la conclusione dell’operazione Primavera, di autorizzare la costruzione di alberghi a 5 stelle e di rivitalizzare le masserie esistenti nel territorio sono arrivati anche perché il territorio si era liberato da quei condizionamenti della criminalità. La stessa situazione si è verificata a Ostuni e Monopoli. La decisione del governo Meloni di scegliere quel territorio per ospitare il G7 svoltosi nel giugno dello scorso anno è sempre conseguenza dello stop che riuscimmo a dare nel 2000 alla criminalità organizzata».
Il ministro Rino Formica, nel 1992 aveva tentato di bloccare il contrabbando lanciando un appello ai contrabbandieri affinché consegnassero gli scafi blu e le loro attrezzature allo Stato in cambio di un lavoro. Perché non ebbe risultati?
«Apprezzo l’idea del senatore Formica di offrire una alternativa ai contrabbandieri che in quel periodo non erano ancora divenuti parte integrante della criminalità organizzata e mafiosa. Otto anni dopo il quadro era completamente cambiato, vi era stata una profonda mutazione genetica che necessitava di una risposta adeguata che lo Stato seppe dare in modo forte e tempestivo».
Come valuta oggi la Puglia?
«Considero la Puglia, non solo per l’affetto che mi lega ad essa, come una regione esemplare nel Sud Italia, in Italia e nell’intero Mediterraneo. In Puglia ci sono stati investimenti giusti sia nel campo del turismo che in quello delle tecnologie innovative. Spero che possa continuare su questa strada e garantire ulteriori investimenti che siano rispettosi del territorio e dell’ambiente».
Per alcuni anni, dopo l’operazione Primavera, è stato costretto a evitare viaggi in Puglia.
«Come si può immaginare, l’operazione Primavera non fu apprezzata da tutti. Per otto anni ho dovuto fare a meno di tornare a Fasano e nei dintorni, perché queste erano le indicazioni della mia scorta. Il mio primo ritorno avvenne nel 2008, l’anno in cui mio padre avrebbe compiuto 100 anni, quando il Comune di Fasano mi assegnò la cittadinanza onoraria. Per me è stata una gioia tornare a vedere i miei parenti e i luoghi delle vacanze estive. Ricordo ancora quando da ragazzino facevo i bagni a Savelletri e andavo a pesca di polpi utilizzando come esca una zampa di gallina. Si tratta di ricordi indelebili».
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