Successore Bergoglio, l’unica questione che conta è se il prossimo conclave sarà legittimo o no; sarà eletto un papa o un altro antipapa?

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Il “confundismo” informativo sulle condizioni di salute di Bergoglio è frutto di una ben precisa tecnica comunicativa: informazioni contraddittorie, allarmanti e rassicuranti al tempo stesso, per rimbambire il pubblico e tentare di catalizzare l’affetto collettivo verso il presunto papa, presuntamente moribondo.

Il risultato è un disastro assoluto: basta controllare sui video Youtube dei canali generalisti, Rai, La7, Il Messaggero, Repubblica dedicati a Bergoglio. Percentuali bulgare di commenti ferocemente ostili a Francesco, molti dei quali non lo riconoscono papa per motivi canonici e altrettanti che non gli perdonano la sponsorizzazione dei famosi “atti d’amore”.

Anche il gran parlare di dimissioni è uno specchietto per le allodole. Bergoglio, se fosse papa, non avrebbe alcun bisogno di dimettersi dato che, se vogliamo accettare la percezione comune, non gli mancherebbe molto da vivere. Tutti i papi si sono ammalati e sono morti, e la Chiesa non per questo è andata in pezzi. Caso diverso, al limite, se si trattasse della diagnosi di una malattia neurodegenerativa lenta e inesorabile.

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Le uniche dimissioni da temere sono quelle che Bergoglio potrebbe dare dall’Argentina: il nostro si è fatto rinnovare nel 2014 i documenti argentini, validi fino al 2024 e ha già firmato le proprie dimissioni nel 2013 consegnandole al Segretario di Stato. La exit strategy perfetta potrebbe essere riassunta così: “Mi sento morire, voglio rivedere la mia terra per l’ultima volta”, parte per l’Argentina, da lì ordina a Parolin di pubblicare le sue dimissioni, perde automaticamente la cittadinanza vaticana e resta libero cittadino argentino con validi documenti. Così, per le leggi argentine, non potrebbe essere estradato ed affrontare un processo per reato politico (usurpazione del papato).

Comunque, ad affiancare questa ovvia strategia mediatica ben guidata dagli spin doctor antipapali che tengono in pugno il mainstream, comincia a spuntare anche il chiacchiericcio sul “toto-nomi” per il successore di Bergoglio: un’altra ovvia manipolazione per oscurare l’unica vera, gigantesca questione.

Infatti, il vero interrogativo non riguarda il fatto se sarà eletto Parolin, Grech, Zuppi o qualche altro porporato realmente cattolico o puramente gnostico.

L’unica domanda impellente e micidiale da porsi è: il prossimo conclave sarà legittimo e nominerà un vero papa, o sarà illegittimo e ci regalerà un altro antipapa, magari col nome massonico di Giovanni XXIV auspicato da Bergoglio?

(Infatti nelle deliranti credenze, i massoni ritengono che i due san Giovanni, il Battista e l’Evangelista, siano i loro santi protettori).

La questione canonica è molto semplice: Benedetto XVI non ha mai abdicato, ma ha espresso una decisio, un decreto penale con cui annunciava la sua sede impedita e la prossima usurpazione del papato ad opera di un “manipolo di cardinali” golpisti. Tutto ciò è stato riassunto in una integrazione depositata pochi giorni fa presso il Tribunale vaticano.

Quindi, se Benedetto non era abdicatario all’investitura di origine divina, il munus petrino, come impone il can. 332.2, la sua rinuncia fu invalida. Ergo, per il combinato disposto degli artt. 76 e 77 della costituzione Universi Dominici Gregis, Bergoglio non è il papa senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito.

Se Bergoglio non è papa, è antipapa, le sue nomine cardinalizie sono nulle e invalide.

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Dato che, sempre secondo la UDG possono partecipare al conclave solo i veri cardinali sotto gli 80 anni, e nessuna altra dignità ecclesiastica, se venisse incluso anche solo uno dei falsi cardinali, il conclave sarebbe nullo ed eleggerebbe un altro antipapa. Fosse anche un sant’uomo non avrebbe l’infallibilità e l’assistenza speciale dello Spirito Santo, legate al munus petrino. La successione apostolica da San Pietro sarebbe interrotta e la Chiesa cattolica finirebbe con la morte del terz’ultimo cardinale elettore. (Tre è il numero minimo di cardinali per eleggere un vero papa).

Quindi, il chiacchiericcio sul toto-nomi non è altro che l’ennesimo strumento della propaganda antipapale per dare per scontato un legittimo conclave-inciucio.

Ma in tanti, in troppi, stanno facendo i conti senza l’Ostia.

Di Andrea Cionci





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